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mercoledì, settembre 17, 2025

BALLI IN CHIESA? L'ABOMINIO È SERVITO. Fulvio Festosi.


a cura di Veronica Cireneo 

Considerando quanto accaduto in san Pietro il 6 settembre dove è stato permesso che una sfilata omoeretica oltrepassasse la Porta Santa della Basilica, sovvertendo scandalosamente la morale, si fa fatica a definire come immodesti balletti sfrenati e canti a squarciagola,  che alcuni si divertono ad esibire in chiesa. Al confronto sembrerebbero atti da educande, ma e più possibile che corrispondano ad un ulteriore maldestro tentativo di normalizzare il delirio che, di pari passo con il dilagare del peccato, si fa sempre più incontenibile e irrefrenabile. Ma non vi è  nessuna sapienza nella follia, neanche fosse Erasmo da Rotterdam ad elogiarla.  Con Fulvio Festosi, che ringraziamo di cuore, proviamo quindi  a riportare un po' di ordine e decoro mentale, morale e liturgico, ricordando che, al di sopra dello sconcerto generale, salvezza o dannazione sono e resteranno fatti individuali, e mai premi di maggioranza! Coltiviamo la nostra Fede!  Buona lettura 

 §§§

𝗔𝗡𝗖𝗛𝗘 𝗗𝗔𝗩𝗜𝗗𝗘 𝗗𝗔𝗡𝗭𝗔𝗩𝗔,  𝗠𝗔 𝗡𝗢𝗡 𝗟𝗢      𝗙𝗔𝗖𝗘𝗩𝗔 DAVANTI AL 𝗦𝗔𝗡𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗜 𝗦𝗔𝗡𝗧𝗜!

Molti oggi sostengono che non ci sia nulla di male nel trasformare la chiesa in un luogo di balli e canti disordinati, persino davanti al Tabernacolo, perché sarebbe “gioia cristiana”.

Ma la realtà è ben diversa: 𝙡𝙖 𝙜𝙞𝙤𝙞𝙖 𝙘𝙧𝙞𝙨𝙩𝙞𝙖𝙣𝙖 è 𝙖𝙪𝙩𝙚𝙣𝙩𝙞𝙘𝙖 𝙨𝙤𝙡𝙤 𝙦𝙪𝙖𝙣𝙙𝙤 𝙣𝙖𝙨𝙘𝙚 𝙙𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙛𝙚𝙙𝙚, 𝙙𝙖𝙡𝙡𝙖 carità   𝙚 𝙙𝙖𝙡𝙡’𝙖𝙙𝙤𝙧𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚, 𝙣𝙤𝙣 𝙙𝙖𝙡 𝙡𝙖𝙨𝙘𝙞𝙖𝙧𝙨𝙞 𝙖𝙣𝙙𝙖𝙧𝙚 𝙖 𝙘𝙤𝙢𝙥𝙤𝙧𝙩𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙞 𝙢𝙤𝙣𝙙𝙖𝙣𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙢𝙖𝙣𝙘𝙖𝙣𝙤 𝙙𝙞 𝙧𝙞𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙫𝙚𝙧𝙨𝙤 𝙡𝙖 santità  𝙙𝙚𝙡 𝙡𝙪𝙤𝙜𝙤 𝙚 𝙡𝙖 𝙥𝙧𝙚𝙨𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙧𝙚𝙖𝙡𝙚 𝙙𝙞  Nostro Signore Gesù Cristo.

𝟭. 𝗟𝗮 𝗖𝗵𝗶𝗲𝘀𝗮 è 𝗹𝗮 𝗖𝗮𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝗗𝗶𝗼

La Sacra Scrittura ci ammonisce: «Il Signore è nel suo santo tempio: taccia davanti a lui tutta la terra!» (Ab 2,20).

Gesù stesso, entrando nel Tempio, scacciò i mercanti dicendo: «Non fate della casa del Padre mio un mercato!» (Gv 2,16).

𝙌𝙪𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙘𝙞 𝙞𝙣𝙨𝙚𝙜𝙣𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙤𝙜𝙣𝙞 𝙘𝙝𝙞𝙚𝙨𝙖, 𝙞𝙣 𝙘𝙪𝙞 𝙖𝙗𝙞𝙩𝙖 𝙧𝙚𝙖𝙡𝙢𝙚𝙣𝙩𝙚 𝘾𝙧𝙞𝙨𝙩𝙤 𝙀𝙪𝙘𝙖𝙧𝙞𝙨𝙩𝙞𝙖, è 𝙪𝙣 𝙡𝙪𝙤𝙜𝙤 𝙙𝙞 𝙨𝙞𝙡𝙚𝙣𝙯𝙞𝙤, 𝙧𝙖𝙘𝙘𝙤𝙜𝙡𝙞𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙚 𝙖𝙙𝙤𝙧𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚, 𝙣𝙤𝙣 𝙙𝙞 𝙘𝙤𝙣𝙛𝙪𝙨𝙞𝙤𝙣𝙚 o di 𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙖𝙘𝙤𝙡𝙤.

𝟮. 𝗟𝗮 𝗣𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗥𝗲𝗮𝗹𝗲 𝗻𝗲𝗹 𝗧𝗮𝗯𝗲𝗿𝗻𝗮𝗰𝗼𝗹𝗼

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda con forza:

«𝙇𝙖 𝙥𝙧𝙚𝙨𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙚𝙪𝙘𝙖𝙧𝙞𝙨𝙩𝙞𝙘𝙖 𝙙𝙞 𝘾𝙧𝙞𝙨𝙩𝙤 𝙘𝙤𝙢𝙞𝙣𝙘𝙞𝙖 𝙖𝙡 𝙢𝙤𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙣𝙨𝙖𝙘𝙧𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙚 𝙙𝙪𝙧𝙖 finché   𝙨𝙪𝙨𝙨𝙞𝙨𝙩𝙤𝙣𝙤 𝙡𝙚 𝙨𝙥𝙚𝙘𝙞𝙚 𝙚𝙪𝙘𝙖𝙧𝙞𝙨𝙩𝙞𝙘𝙝𝙚. 𝘾𝙧𝙞𝙨𝙩𝙤 è 𝙥𝙧𝙚𝙨𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙩𝙪𝙩𝙩𝙤 𝙞𝙣𝙩𝙚𝙧𝙤 𝙞𝙣 𝙘𝙞𝙖𝙨𝙘𝙪𝙣𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙨𝙥𝙚𝙘𝙞𝙚» (𝘾𝘾𝘾 1377).

«Il tabernacolo deve essere collocato in un luogo particolarmente degno della chiesa (…) per manifestare la verità della presenza reale di Cristo» (CCC 1379).

𝘼𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙛𝙪𝙤𝙧𝙞 𝙙𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙈𝙚𝙨𝙨𝙖, 𝙡𝙖 𝙘𝙝𝙞𝙚𝙨𝙖 𝙣𝙤𝙣 𝙨𝙢𝙚𝙩𝙩𝙚 𝙙𝙞 𝙚𝙨𝙨𝙚𝙧𝙚 𝙞𝙡 𝙡𝙪𝙤𝙜𝙤 𝙨𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙤𝙫𝙚 Gesù 𝙫𝙞𝙫𝙚 𝙚 𝙖𝙩𝙩𝙚𝙣𝙙𝙚 𝙡’𝙖𝙙𝙤𝙧𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙞 𝙛𝙚𝙙𝙚𝙡𝙞.

𝟯. 𝗟’𝗶𝗻𝘀𝗲𝗴𝗻𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗠𝗮𝗴𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼

San Giovanni Paolo II scrive in Ecclesia de Eucharistia (2003):

«La 𝙥𝙧𝙚𝙨𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙙𝙞 𝘾𝙧𝙞𝙨𝙩𝙤 sotto le specie consacrate 𝙣𝙤𝙣 𝙘𝙚𝙨𝙨𝙖 𝙙𝙤𝙥𝙤 𝙡𝙖 𝙘𝙚𝙡𝙚𝙗𝙧𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚. (…) La chiesa cattolica ha sempre tributato al Sacramento dell’Eucaristia un culto di adorazione».

La Congregazione per il Culto Divino, nel documento Redemptionis Sacramentum (2004), precisa:

«𝙉𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙘𝙝𝙞𝙚𝙨𝙚 𝙨𝙞 𝙙𝙚𝙫𝙚 𝙘𝙤𝙡𝙩𝙞𝙫𝙖𝙧𝙚 𝙞𝙡 𝙨𝙞𝙡𝙚𝙣𝙯𝙞𝙤, specialmente prima e dopo le celebrazioni liturgiche, per favorire la preghiera dinanzi al Santissimo Sacramento» (n. 130).

𝘽𝙖𝙡𝙡𝙞, 𝙜𝙧𝙞𝙙𝙖 𝙚 𝙖𝙩𝙩𝙚𝙜𝙜𝙞𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙞 “𝙙𝙖 𝙤𝙨𝙨𝙚𝙨𝙨𝙞” 𝙣𝙤𝙣 𝙝𝙖𝙣𝙣𝙤 𝙣𝙪𝙡𝙡𝙖 𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙛𝙖𝙧𝙚 𝙘𝙤𝙣 𝙞𝙡 𝙘𝙪𝙡𝙩𝙤 𝙚𝙪𝙘𝙖𝙧𝙞𝙨𝙩𝙞𝙘𝙤, 𝙖𝙣𝙯𝙞, 𝙡𝙤 𝙤𝙛𝙛𝙚𝙣𝙙𝙤𝙣𝙤.

𝟰. 𝗜𝗹 𝘃𝗲𝗿𝗼 𝘀𝗶𝗴𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗴𝗶𝗼𝗶𝗮 𝗰𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗮𝗻𝗮

È vero: la Bibbia conosce anche la danza come espressione di lode (cf. Sal 150,4; 2 Sam 6,14). Ma si tratta di 𝙘𝙤𝙣𝙩𝙚𝙨𝙩𝙞 𝙥𝙤𝙥𝙤𝙡𝙖𝙧𝙞, processionali, che 𝙢𝙖𝙞 avvengono 𝙣𝙚𝙡 𝙘𝙪𝙤𝙧𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙏𝙚𝙢𝙥𝙞𝙤, 𝙙𝙖𝙫𝙖𝙣𝙩𝙞 𝙖𝙡 𝙎𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙞 𝙎𝙖𝙣𝙩𝙞.

San Paolo ammonisce: «𝙏𝙪𝙩𝙩𝙤 𝙨𝙞 𝙛𝙖𝙘𝙘𝙞𝙖 𝙘𝙤𝙣 𝙙𝙚𝙘𝙤𝙧𝙤 𝙚 𝙘𝙤𝙣 𝙤𝙧𝙙𝙞𝙣𝙚» (1Cor 14,40).

𝙇𝙖 𝙜𝙞𝙤𝙞𝙖 𝙘𝙧𝙞𝙨𝙩𝙞𝙖𝙣𝙖 𝙣𝙤𝙣 𝙨𝙞 𝙢𝙖𝙣𝙞𝙛𝙚𝙨𝙩𝙖 𝙘𝙤𝙣 𝙜𝙚𝙨𝙩𝙞 𝙨𝙘𝙤𝙢𝙥𝙤𝙨𝙩𝙞 𝙙𝙚𝙣𝙩𝙧𝙤 𝙞𝙡 𝙎𝙖𝙣𝙩𝙪𝙖𝙧𝙞𝙤, ma con il canto ordinato, la preghiera comunitaria, il silenzio adorante e la carità fraterna.

𝗜𝗻 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗹𝘂𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲:

Il fedele che entra in una chiesa deve ricordare che lì dimora il Dio Vivente. Ballare, urlare o trasformare la Casa di Dio in un luogo di festa mondana significa dimenticare che davanti a noi c’è Gesù Eucaristia, realmente Presente, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità.

𝙄𝙡 𝙧𝙞𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙤, 𝙞𝙡 𝙨𝙞𝙡𝙚𝙣𝙯𝙞𝙤, 𝙡𝙖 𝙨𝙤𝙗𝙧𝙞𝙚𝙩a' 𝙣𝙤𝙣 𝙨𝙤𝙣𝙤 𝙩𝙧𝙞𝙨𝙩𝙚𝙯𝙯𝙖, 𝙢𝙖 𝙞𝙡 𝙡𝙞𝙣𝙜𝙪𝙖𝙜𝙜𝙞𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙢𝙤𝙧𝙚 𝙘𝙝𝙚 𝙖𝙙𝙤𝙧𝙖 (...)

 


𝗔 𝗖𝗛𝗜 VORRÀ 𝗢𝗕𝗜𝗘𝗧𝗧𝗔𝗥𝗘...

A chi dirà: “Ma questa è gioia cristiana!” rispondo che la gioia cristiana non è confusione, né esaltazione di sé, ma nasce dall’adorazione e dal rispetto verso Dio. 𝙇𝙖 𝙫𝙚𝙧𝙖 𝙜𝙞𝙤𝙞𝙖 𝙨𝙞 𝙧𝙞𝙘𝙤𝙣𝙤𝙨𝙘𝙚 𝙥𝙚𝙧𝙘𝙝è 𝙣𝙤𝙣 𝙙𝙞𝙨𝙩𝙪𝙧𝙗𝙖 𝙡𝙖 𝙥𝙧𝙚𝙜𝙝𝙞𝙚𝙧𝙖, 𝙣𝙤𝙣 𝙥𝙧𝙤𝙛𝙖𝙣𝙖 𝙞𝙡 𝙨𝙖𝙘𝙧𝙤, 𝙣𝙤𝙣 𝙢𝙚𝙩𝙩𝙚 𝙡’𝙪𝙤𝙢𝙤 𝙖𝙡 𝙘𝙚𝙣𝙩𝙧𝙤,  𝙢𝙖 Gesù 𝘾𝙧𝙞𝙨𝙩𝙤.

A chi dirà: “Voi siete tristi!” ricordo che il silenzio adorante non è tristezza, ma amore. Gesù stesso ha detto: «𝙄𝙡 𝙋𝙖𝙙𝙧𝙚 𝙘𝙚𝙧𝙘𝙖 𝙖𝙙𝙤𝙧𝙖𝙩𝙤𝙧𝙞 𝙞𝙣 𝙨𝙥𝙞𝙧𝙞𝙩𝙤 𝙚 𝙫𝙚𝙧𝙞𝙩a'» (Gv 4,23), 𝙣𝙤𝙣 𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙖𝙩𝙤𝙧𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙨𝙞 𝙖𝙜𝙞𝙩𝙖𝙣𝙤.

A chi citerà Davide che danzava (2Sam 6,14), ricordo che 𝘿𝙖𝙫𝙞𝙙𝙚 𝙣𝙤𝙣 𝙗𝙖𝙡𝙡𝙖𝙫𝙖 davanti al 𝙎𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙞 𝙎𝙖𝙣𝙩𝙞,  𝙢𝙖 𝙙𝙖𝙫𝙖𝙣𝙩𝙞 𝙖𝙡𝙡’𝘼𝙧𝙘𝙖, 𝙞𝙣 𝙥𝙧𝙤𝙘𝙚𝙨𝙨𝙞𝙤𝙣𝙚, 𝙘𝙞𝙤è 𝙛𝙪𝙤𝙧𝙞 𝙙𝙖𝙡 𝙏𝙚𝙢𝙥𝙞𝙤. Nel luogo santo non entrava nessuno, tranne il sommo sacerdote, e una volta all’anno. Davide non autorizzò affatto la trasformazione della Casa di Dio in una discoteca.

Perciò, cari fratelli e sorelle: chi ama davvero Gesù presente nel Tabernacolo non Lo mette da parte per esibirsi, ma si inginocchia, Lo adora, tace e canta con decoro.

Il resto non è “gioia cristiana”! È solo mondanità travestita da religione.

Fulvio Festosi.  Ad Jesum per Mariam

Fonte

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17 settembre 2025

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