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venerdì, novembre 07, 2025

La Madonna è Corredentrice e non c'è revisore che tenga. Investigatore Biblico.



a cura di Veronica Cireneo 

Siamo stati bombardati in questi giorni da tutta una seria di contributi di amici che ci condividevano documenti storici, affermazioni di santi e di Papi a favore del ruolo di Maria Santissima come Corredentrice del genere umano. Li ringraziamo di cuore. Quasi una levata di scudi suscitata dalle ultime banali ed inesatte affermazioni che vorrebbero ridurre il Suo ruolo, retaggio di bergogliana memoria che impunemente ardi' etichettarla come: "postina, meticcia,  donna della porta accanto...ecc"

Anche a rischio di diventare antipatici - cose che capitano- non per essere polemici, ma proprio per condannare queste insensate e immotivate ingerenze comminate all'interno del cuore della dottrina non possiamo non notare che i nemici della Chiesa, fatti da lupi travestiti da agnelli, ma anche da gatti travestiti da leoni, nel bel mezzo della battaglia tra la Donna Vestita di Sole e il Dragone infernale , così ben spiegata da don Federico Bortoli , già anni ed anni fa, quando si tratta di offendere Gesù Cristo non badano a spese, ma se si tratta di diminuire la Madonna sono disposti pure a spezzare una lancia in favore del Redentore. Ipocriti!

Tra tutti i contributi ricevuti volentieri pubblichiamo l'analisi n.352 di Investigatore Biblico dove si può vedere chiaramente come la Madonna è e resta Corredentrice indipendentemente dai revisori di turno. Sarà il quinto dogma. Prima o poi se ne dovranno pur fare una ragione! Viva Maria: Mediatrice di tutte le Grazie e Creatura più amata e più amante della Santissima Trinità, tenga protetti i suoi figli sotto il Suo Manto Santo. Così sia. Buona lettura e meditazione.

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venerdì, ottobre 31, 2025

LO SCANDALO È UN ASSASSINIO E HALLOWEEN UN OSANNA AL DIAVOLO, ma a Bresso c'è qualcuno che non lo sa.


di Veronica Cireneo 

Premessa. Abbiamo pensato a lungo se intervenire o no sul pasticciaccio brutto di Bresso, fino a concludere con la necessità di un nostro intervento, per non lasciare che quella della menzogna sia la sola voce circolante.

Antefatto. Gira da qualche giorno, accompagnato da un generale senso di nausea, un video, che postiamo in calce, girato nella chiesa di San Carlo, a Bresso, in provincia di Milano. Appartenente alla Diocesi guidata dall' arcivescovo  Monsignor Delpini, la parrocchia si avvale dell'ormai discutibile supporto di tal Don Stefano Strada, vice-parroco e soggetto principale dell'incriminato video,  

L'evento. Il sacerdote don Stefano, durante la Messa di Domenica 26 ottobre, ripreso nel video in abiti da cerimonia religiosa, pronuncia dall'altare, con una certa veemenza, parole che, come mitraglie, hanno lasciato di stucco anche gli stomaci più  abituati, come fossero sacchi di palestre di pugilato, a prendere pugni:

- nella prima parte, egli si dichiara apertamente favorevole alla partecipazione di chicchessia all'imminente festa di Halloween, che in realtà è un vero e proprio osanna al diavolo, per la felicità dei tipi di chi, peccaminosamente lo adora. Ma: "Non è peccato!" dice don Stefano. Che strano! 

- in un secondo momento giustifica, come si fa con l'innocenza, gli attori scomposti dell'improbabile giubileo omoeretico svoltosi recentemente in San Pietro - fatto di una tale gravità per il manifesto tradimento morale e dottrinale, che ha indignato una così vasta parte di cattolici da costringere ben quattro degni Vescovi, per  diritti di giustizia e di lesa maestà divina ad

organizzare un  atto di riparazione mondiale, ma il don approva. Che strano!

- di seguito, non sazio, riprende il tema e si  scaglia con ingiurie contro  chi invece prudentemente sconsiglia la partecipazione alla festa di Halloween, etichettandoli come: "imbecilli"! 

Eppure il web è pieno di video, come quello che segue,  che lanciano il motivato allarme Halloween, e non un' invenzioni fantasiosa di catto-complottisti! Ci sono semmai conferme che provengono da celeberrimi esorcisti come il compianto padre Amorth che ci mettono in guardia da quella festa satanica! Ma il don sembra non saperlo. Che strano! 


- per finire in bellezza, conclude il discorso con verbi intrisi di livore, atti a deridere, come fosse stata una pagliacciata, la Santa Messa tridentina celebrata in San Pietro Sabato 25 ottobre dal cardinal Burke, in occasione del Summorum Pontificum, definendola sostanzialmente un'inguardabile  carnevalata: al confronto, a suo dire, quasi peggiore di un'orgogliosa sfilata arcobaleno. Si salvi chi può!

Siamo sicuri che i pagliacci nella Chiesa siano i tradizionalisti? Simone Boscali ad esempio che ci entusiasma con i suoi video simil satirici, ma di netta dottrina, sembrerebbe non essere d'accordo in questo short intitolato: FUORI I PAGLIACCI DALLA CHIESA, vi pare?


Nel mondo alla rovescia, sotto la dittatura dell'anticristo dove l'alto è in basso e la santità corrisponde al peccato non ci stupiamo più, anche se ne avremmo fatto volentieri a meno, se uomini di chiesa senza vergogna alcuna ,  diffamano dal pulpito il cuore stesso della Chiesa e i consacrati, propri confratelli.  
Di fatto noi sappiamo con certezza che sono i satanisti ad inneggiare ad Halloween e a disprezzare la tradizione Cattolica, e il rito antico, che è un vero e proprio esorcismo, non a caso celebrato, come tutti gli esorcismi,  nella lingua latina, così detestata da Lucifero, giacché con quello strumento è costretto nel Nome di Dio ad abbandonare le anime possedute. Però sdoganare la  festa di Halloween da parte di un prete della Chiesa cattolica, dall'altare... ci mancava!

• I cattolici ringraziano per quella Santa Messa Tridentina celebrata in San Pietro. 
Messa così agognata, anche dal movimento cattolico degli "Alleati dell'Eucarestia e del Vangelo" ,  ottenuta invece quasi come un dolente contentino, che si è svolta nel Cuore della cristianità, così ultimamente martoriato da una serie di oltraggi e sacrilegi da parte di più vandali, che sempre scavalcano ìmpunemente la sorveglianza. È stato opportuno un esorcismo compiuto contestualmente dal 97enne Cardinal Simoni. 
Cardinal Simoni in San Pietro

Caro don Stefano impariamo a non scherzare con le cose spirituali, sia Divine per motivi di doveroso rispetto, che infernali per motivi di obbligatoria prudenza. Evitiamo anzi con tutte le forze di cadere nella trappola infernale, ben sapendo che non sempre se ne può uscire. I pastori in cura d'anime, come lo è lei, hanno fondamentalmente l'obbligo di avvisare , specie i più piccoli, di stare alla larga da certi pericoli fisici e spirituali. 

Questo si aspetterebbero i cattolici per stanotte 31 ottobre, Vigilia di tutti i Santi - come dice la parola stessa: "All Hallows' Eve" , dove "All" sta per "tutti", "Hallow" significa "santo", mentre "Eve" indica la sera precedente un giorno di festa. Quindi niente Halloween. Non esiste proprio è solo un nome inventato ad arte dalla sua contrazione falsata ... 
Questo si aspetterebbero per stanotte i cattolici che,  spiace tanto doverglielo dire, ma - eviteranno certamente come la peste di partecipare ad ogni manifestazione programmata per Halloween: dall' inganno dello "scherzetto e dolcetto", fino ai riti magici, alle messe nere, ai battesimi satanici , ai sacrifici umani e ad ogni altro crimine caratteristico delle notti di tregenda di cui immancabilmente il giorno successivo ci informano i Tg, quasi a reti unificate.

Ma i cattolici fedeli a Gesù Cristo e alla Santa Vergine in questa notte, fatta di adorazione alla Santissima Trinità e di veglie di preghiera, eleveranno al Cielo, insieme ai loro bambini, suppliche e atti di riparazione, per consolare i Sacri Cuori. Alcuni vestendoli da santi...

...e mai da zombi,  

né da demoni...



A tanti è sembrato strano, giudicando dalle immagini  del video, che nella chiesa di San Carlo, quasi gremita, che ha visto la partecipazione di un nutrito gruppo di bambini, non si sa se perché anestetizzati, o scioccati o concordi, nessuno abbia battuto ciglio alle parole deliranti del sacerdote, ma è stato notato anche che qua e là è  sembrato mancargli il respiro! Come se le abominevoli affermazione pronunciate avessero subìto, seppur senza esito, il tentativo di censura proprio da parte del barlume della sua coscienza offesa.

• Per il resto chi ha guardato tutto dal web è rimasto soprattutto sorpreso dagli interni di questa chiesa, non balzata certamente alla cronaca per la sua bellezza, anzi! 

 

Forse a pensarci bene  in una chiesa architettonicamente così strutturata, che presenta un'enorme impalcatura sovrastante l'Altare e che assomiglia tanto ad uno di qui compassi che vanno 


per la maggiore, fosse anche per un involontario influsso ideologico, non pare poi così strano sentire  discorsi come quello elaborato da don Stefano! Anzi, fosse un film sarebbe interessante intitolarlo: "Strani preti, per strani muratori!" 

È stato uno scandalo come pochi, anche se più che un caso isolato, il presente pare suonare come un' eco a tutta una serie di scandali, appartenenti ad un medesimo programma di distruzione della chiesa cattolica, praticato da falsi profeti che


caricano le spalle delle anime col peso insopportabile della menzogna, anche urlata dai pulpiti e dai microfoni,  come fosse verità. 
Tante anime nutrite da falsi insegnamenti, non cattolici e non salvifici, si potrebbero perdere definitivamente:" Guai a voi!" ammonisce il Salvatore, nostro Signore Gesù Cristo! 


Parole molto dure, furono pronunciate anche da don Dolindo Ruotolo. Ed ora, nella speranza che giungano all'attenzione e nel cuore di don Stefano Strada, vogliamo riferirle. Egli spiega così cos'è uno scandalo:

"Lo scandalo è un assassinio morale, un colpo diabolico inferto a chi non può e non sa difendersi. Un tradimento fatto a chi combatte contro Satana, il Mondo e la carne la più aspra battaglia.

È un peccato che attira le maledizioni di Dio su chi lo commette (...) qualunque sia la scusa con la quale tenta di diminuire la propria responsabilità.

(...) è un atto di estrema crudeltà mettere le anime nel pericolo di perdere il bene più grande della vita: la Fede, la Speranza, l’Amore e la Grazia di Dio.

Bisogna perciò vigilare attentamente sulle proprie parole e sui propri atti , per non essere occasione agli altri di rovina spirituale, sia pure involontariamente o sbadatamente, soprattutto quando si tratta con i fanciulli (si pensi ai genitori, agli educatori... se avranno contribuito ai peccati dei figli con i loro silenzi e assensi..).

Le anime tenere ricevono facilmente la forma che loro s’imprime, e molto più facilmente quella del male: una parola può rovinarli per sempre, una sconcezza può gettarli sulla china del male, un errore può squilibrarli per sempre nelle vie di Dio.

La Fede è un Tesoro immensamente prezioso per l’anima e per la medesima vita presente, poiché è faro di luce e consolazione immensa nelle sue angustie; dunque, bisogna custodirla gelosamente nel proprio cuore e in quello degli altri".

Concludendo: 

- questo è il video girato presso Bresso, Chiesa parrocchiale di San Carlo, Domenica 26 ottobre


- e questa è la trascrizione del discorso pronunciato nel video da don Stefano Strada:

"Allora prima di tutto vi dico che non è peccato se voi il 31 [ottobre] fate la festa di Halloween: non è peccato, anche se c’è in giro qualche imbecille che lo dice, non è peccato!

Che cos’è la festa di Halloween? È un carnevale anticipato, no? Si va in giro in maschera, ma don Gianfranco [don Gianfranco Cesana, Parroco di San Carlo di Bresso: N.d.R.] si sarà accorto anche lui, ma a Roma, l’altro giorno, c’è stato un altro carnevale: hanno fatto mica la sfilata dei tradizionalisti della Chiesa? Se uno li guardava, diceva: va be’, è carnevale quello lì! Con su ancora i cappelli d’una volta, le mozzette… carnevale, eh!

Quindi c’han da dire dell’Arci… del coso dei gay, di Halloween, e poi dopo lo fanno loro, anche con la Messa poi finale eh, pensa te! Meno male che la festa di Halloween non c’ha la Messa alla fine!"

• Ha detto questo don Stefano Strada e noi ci chiediamo:
- cosa aspetta il sacerdote a chiedere scusa della serie di  insulti e giudizi temerari pubblicamente pronunciati, contro degli innocenti?
- l' arcivescovo Mons. Delpini è al corrente di questo scandalo ?  Ha provveduto ad ammonirlo?
- siamo certi che a questo sacerdote non farebbe bene una bella ripassatina al Catechismo di San Pio X, visto che veste gli abiti del sacerdozio cattolico, oppure vogliamo restare al livello scarno del ...sotto il vestito niente? 

Genitori cattolici, vittime del delirio imperante, un consiglio spassionato: nessuno vi inganni! Tenete a casa i vostri figli, se non volete consegnarli con le vostre mani tra le grinfie del Maligno!

Omnes sancti et sanctae dei, orate pro nobis 
Buona vigilia e festa di Ognissanti 

Veronica Cireneo 
Venerdì 31 ottobre 2025

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lunedì, ottobre 27, 2025

SULLA COMUNIONE MISTICA: una speciale rivelazione di Gesù a Gloria Polo.


a cura di Veronica Cireneo 

Cari lettori, offriamo oggi alla vostra attenzione spirituale un intenso brano tratto dal libro: Sono stata alle porte del Cielo e dell'Inferno. Nuova testimonianza della dott.sa Gloria Polo - prima edizione - edito da Himmel Edizioni del dottor Flaviano Patrizi, il teologo che ha scritto la versione letteraria della testimonianza di Gloria e che coordina le sue missioni in Italia. Il libro racconta la straordinaria esperienza di pre-morte vissuta nel 1995 dalla dottoressa colombiana, sig.ra Polo, avvenuta  dopo essere stata colpita da un fulmine.  Nella triste circostanza compi' un viaggio così significativo nel mondo dell'aldilà, e ricevette tante di quelle divine rivelazioni, che tornata in vita si convertì radicalmente. Nel breve brano che segue ascoltiamo cosa Gesù le spiega su un particolare tipo di viatico, che merita di essere assolutamente conosciuto: la Comunione Mistica.  Buona lettura, meditazione e diffusione.

Gloria Polo con Flaviano Patrizi,
esperto di esperienze pre-morte

§§§

PREGARE SEMPRE PER I SACERDOTI 

• La mia famiglia ha sempre criticato i sacerdoti. Da quando eravamo piccoli, mio padre, e tutti in casa, criticava e diceva:

Questi preti sono dei donnaioli, e hanno più soldi di noi… E sono questo, e sono quello…”,

 e noi ripetevamo.

(Durante l'esperienza di pre-morte)... nostro Signore mi disse, quasi gridando: 

Chi pensavi d’essere, per farti Dio e giudicare i miei consacrati?! Essi sono di carne e la santità è loro data, a beneficio delle comunità in cui li ho posti, come dono. Le comunità hanno il dovere di pregare per loro, di amarli e sostenerli”. 

Quindi sappiate fratelli che, quando un sacerdote cade, sarà la comunità a rispondere della sua scarsa santità. 

• Il demonio odia i cattolici e immensamente di più odia i sacerdoti. Odia la nostra Chiesa, perché ci sono sacerdoti che consacrano (…).
Il sacerdote, pur rimanendo un uomo, è un consacrato del Signore e riconosciuto dall’Eterno Padre. Così è  per lui che in un pezzo di pane avviene il miracolo della transustanziazione: per le mani del sacerdote, esso diventa il Corpo e il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo… 

E queste mani, il demonio le odia intensamente, terribilmente. Il demonio detesta i cattolici a causa dell’Eucaristia, perché l’Eucaristia è una porta aperta per il Cielo, ed è l’unica porta!
Senza l’Eucaristia, nessuno entra in Cielo.

• Quando una persona agonizza, Dio le si pone accanto, indipendentemente dalla religione a cui appartiene o dalle sue credenze. Il Signore le si rivela e affettuosamente, con tanto Amore e Misericordia le dice: 
Io  Sono  il  tuo  Signore!

Se l'agonizzante Lo accetta come Signore, e Gli chiede perdono, accade qualcosa che è difficile da spiegare!
 

Gesù porta immediatamente quest’anima dove si sta celebrando una Messa e la persona riceve il viatico, attraverso la Comunione mistica.  
Solo chi riceve il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, infatti, può entrare in Cielo. 
Quindi questa speciale e misteriosa Comunione, profonda esperienza dell'anima, è una Grazia immensa che abbiamo nella Chiesa cattolica, una grazia che Dio ha donato alla nostra Chiesa!
E molta gente parla male di questa Chiesa, eppure solo attraverso di Essa si riceve la salvezza (...)

Per questo il demonio odia tanto i sacerdoti: perché dove c’è un sacerdote, ci sono delle Mani che consacrano il pane e il vino, facendoli diventare per noi il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. Dobbiamo pregare tanto per i sacerdoti, perché il demonio li attacca costantemente (...)

Nostro Signore mi fece vedere tutto questo...


Gloria Polo 
Fonte qui )


Martedì 28 novembre 2025

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venerdì, ottobre 24, 2025

IL BAMBINO PROTESTANTE E L'AVE MARIA. Come nasce un sacerdote.

 

a cura di Veronica Cireneo 

Nel mese di ottobre, tradizionalmente dedicato al Santo Rosario, vogliamo offrire alla vostra attenzione spirituale questa storiella non troppo conosciuta che merita risalto: parla dell'importanza della recita dell' Ave Maria e di come la Madonna conseguentemente operi nella vita concreta di chi La invoca. Buona lettura e diffusione.

§§§

Un bambino, figlio di una famiglia di protestanti , già all'età di sei anni, aveva spesso sentito i suoi compagni cattolici pregare l’Ave Maria. Le era piaciuta così tanto che dopo averla copiata e  memorizzata, iniziò a recitarla ogni giorno.

Guarda, mammina, che bella preghiera”, 

disse un giorno a sua madre, che furiosa inveì: 

Non dirla mai più! È una preghiera superstiziosa dei cattolici che adorano gli idoli e pensano che Maria sia una dea. Dopo tutto, lei è una donna come tutte le altre. Andiamo. Prendi questa Bibbia e leggila. Contiene tutto quello che dobbiamo fare". 

Da quel giorno, il piccolo smise di pregare la sua Ave Maria quotidiana e dedicò più tempo a leggere la Bibbia.

Un giorno, leggendo il Vangelo,  incontrò il brano sull’Annunciazione dell’Angelo alla Vergine. Pieno di gioia, il bambino corse di nuovo da sua madre e le disse: 

Mammina, ho trovato l’Ave Maria nella Bibbia che dice: ‘Piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta tra le donne’. Perché la chiami una preghiera superstiziosa?” 

La madre non rispose. 

Un’altra volta, il bambino trovò la scena del saluto di Elisabetta alla Vergine Maria e il bel canto del Magnificat, in cui Maria annunciò: “Da ora tutte le generazioni mi chiameranno beata “.

Ma questa volta non disse nulla a sua madre e ricominciò a pregare l’Ave Maria ogni giorno, come faceva prima. Provava piacere nel dire queste belle parole alla Madre di Gesù, Nostro Salvatore.

Un giorno, quando aveva circa 14 anni,  ascoltò una furiosa lite della sua famiglia che discuteva su Nostra Signora e quando per l'ennesima volta sentì dire che Maria era una donna normale non ce la fece più. Pieno di indignazione, intervenne dicendo: 

Maria non è come gli altri figli di Adamo, macchiato di peccato. No! No! No! L’Angelo la chiamò PIENA DI GRAZIA E BENEDETTA TRA LE DONNE. Maria è la Madre di Gesù e di conseguenza la Madre di Dio. Non c’è dignità più grande a cui una creatura possa aspirare. Il Vangelo dice che tutte le generazioni la chiameranno beata, mentre voi cercate di disprezzarla e renderla meno. Il vostro spirito non è lo spirito del Vangelo o della Bibbia che proclamano il fondamento della religione cristiana". 

Fu così profonda l’impressione che le parole del ragazzo fecero a sua madre protestante, che in un mare di lacrime, terrificata commentò: 

Oh Dio, temo che questo mio figlio un giorno si unirà alla religione cattolica, alla religione dei Papi! ” 

E infatti, poco tempo dopo il figlio si convinse che la religione cattolica fosse l’unica vera, la abbracciò e divenne uno dei suoi apostoli più ardenti.

Qualche anno dopo la sua conversione, il protagonista della nostra storia si incontrò con sua sorella sposata, anch'ella protestante. Avrebbe voluto salutarla e abbracciarla, ma la donna, indignata si rifiutò  inveendo:  

Tu non hai idea di quanto io ami i miei figli. Se qualcuno di loro volesse diventare cattolico, gli conficcherei un pugnale nel cuore piuttosto che permettere loro di abbracciare la religione dei Papi".

La sua rabbia e il suo temperamento erano furiosi come quelli di San Paolo prima della sua conversione. Infatti, anche lei presto cambiò il suo modo di pensare e di essere, proprio come successe a San Paolo sulla via di Damasco. Avvenne che uno dei suoi figli si ammalò gravemente. I dottori non diedero nessuna speranza per la sua guarigione.

Appena suo fratello ne venne a conoscenza, la cercò in ospedale e parlandole pieno di affetto propose: 

Cara sorella, tu naturalmente desideri che tuo figlio guarisca. Va bene, allora fai quello che ti chiedo. Seguimi. Preghiamo insieme l' Ave Maria e prometti a Dio che se tuo figlio torna in salute, studierai seriamente la dottrina cattolica. E che nel caso dovessi arrivare alla conclusione che il Cattolicesimo è l’unica vera religione, tu la abbraccerai indipendentemente dai sacrifici che questo ti comporta. ”

Sua sorella in linea di principio si mostrò riluttante, ma poiché desiderava la guarigione di suo figlio, accettò la proposta di suo fratello e pregò con lui una Ave Maria. Il giorno dopo, suo figlio era completamente guarito. La madre mantenne la promessa e si mise a studiare la dottrina cattolica. Dopo un’intensa preparazione, ricevette il Battesimo nella Chiesa Cattolica insieme a tutta la sua famiglia e ringraziò pubblicamente suo fratello per essere stato un apostolo per lei.

Padre Francis Tuckwell

Questa storia fu raccontata da Padre Francis Tuckwell in un' omelia, che concluse così:

 “Cari fratelli, il bambino protestante che divenne cattolico, che ha convertito sua sorella al Cattolicesimo e che ha dedicato tutta la sua vita al servizio di Dio è il prete che vi sta parlando. Quanto devo alla Santissima Vergine, Nostra Signora! Anche voi, miei cari fratelli, dedicatevi completamente a servire Nostra Signora e non lasciate passare un solo giorno senza pronunciare il Suo Nome nella bella preghiera dell’Ave Maria. Non lasciate passare un solo giorno senza invocarLa nella recita del Suo Sacratissimo Rosario. Chiedete a Lei di illuminare la mente dei protestanti che sono separati dalla vera Chiesa di Cristo fondata sulla Roccia (Pietro) e contro La Quale le porte dell’inferno non prevarranno mai". 

Fonte (qui) 

Venerdì 24 ottobre 2025

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lunedì, ottobre 20, 2025

LA PERSECUZIONE DELLA SANTA MESSA DI SEMPRE. Momenti, documenti e personaggi chiave.


Veronica Cireneo. Non c'è più nessun motivo, al mondo, di nascondere la grande tristezza che suscita questa poco sensata e molto disonesta guerra intestina all'interno della Chiesa Cattolica intorno alla Sua Matrice: la Santa Messa di sempre! E lo scandalo infinito che provoca chi vorrebbe scompaginarla,  anziché proteggerLa Quale Patrimonio Universale e Alimento Spirituale per questa e per la vita che verrà. Vergognatevi! 

***

Marco Tosatti. Da Stìlum Curiae

Carissimi StilumCuriali, su segnalazione di Cinzia Notaro, a cui va il nostro grazie, offriamo alla vostra attenzione queste riflessioni sulla Messa di sempre. Buona lettura e meditazione.

                §§§

LA SANTA MESSA DI SEMPRE: PERSEGUITATA

Nel 2007, Benedetto XVI promulgò il Motu Proprio Summorum Pontificum (2007), accompagnandolo con una lettera, nella quale dichiarò che il rito antico non era mai stato abrogato (Cfr. Summorum Pontificum, Art. 1). Non poteva esserlo. 

Il Concilio di Trento, infatti, stabilì con un canone dogmatico: 

«Se qualcuno afferma che i riti tramandati e approvati dalla Chiesa cattolica, soliti ad essere usati nell’amministrazione solenne dei sacramenti, possano essere disprezzati o tralasciati a discrezione, senza peccato, da chi amministra il sacramento, o cambiati da qualsivoglia pastore di chiese con altri nuovi riti: sia anatema» (DS 1613).

Questo canone XIII sul sacramento dell’Eucaristia condanna come eretica l’idea che un qualsiasi pastore della Chiesa — compreso il Papa — possa sostituire i riti tradizionali con quelli nuovi. Questo canone ha valore dogmatico, non solo disciplinare. La sua formulazione universale (“quemcumque”) esclude eccezioni. 

Quindi, la sostituzione del rito romano con il Novus Ordo appare non solo illegittima, ma contraria alla fede cattolica, secondo il magistero infallibile del Concilio di Trento.

San Pio V, inoltre, nella "Quo primum tempore" , solennemente dichiarò:

«Nessuno, dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento [= Missale Romanum]: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto, dichiarazione, volontà, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l’audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo».

L’espressione “possano essere disprezzati o tralasciati a discrezione senza peccato” implica che i riti liturgici hanno una natura inviolabile. Se anche un Papa tentasse di abrogarli o cambiarli arbitrariamente, sarebbe un atto gravemente peccaminoso. 

Il Concilio, dunque, stabilisce che non solo i vescovi o i sacerdoti, ma neppure il Papa può stravolgere o abrogare i riti liturgici riconosciuti dalla Chiesa, perché sono parte della Tradizione e appartengono alla fede apostolica che non è soggetta a cambiamenti arbitrari. Nel documento Quo primum tempore, san Pio V esplicita che il decreto del Missale Romanum non è negoziabile e non può essere modificato da nessuno, nemmeno dal Papa stesso. L’uso della parola “temerario ardimento” implica che qualsiasi tentativo di alterare il decreto sarebbe una grave violazione del diritto liturgico. Dalle due citazioni emerge con chiarezza che, secondo la dottrina del Concilio di Trento e il decreto di san Pio V, nessuno, nemmeno un Papa, ha il potere di abrogare o sostituire il Missale Romanum o qualsiasi altro rito liturgico riconosciuto e approvato dalla Chiesa. Entrambi i documenti stabiliscono che i riti liturgici sono un deposito di fede che appartiene alla Chiesa e che non può essere modificato arbitrariamente. In questo modo, la liturgia della Chiesa, come manifestazione della fede apostolica, è intangibile, e il Papa non ha il potere di modificarla a sua discrezione.

Benedetto XVI afferma che la Messa tridentina non è mai stata formalmente abolita, smentendo ciò che per decenni è stato insegnato e praticato. 

Le dichiarazioni ufficiali del tempo di Paolo VI — seppur ambigue — sono state lette (e applicate) come una sostituzione obbligatoria del rito tradizionale con quello nuovo. La prassi ecclesiale degli anni ’70 e ’80 conferma questa lettura: la celebrazione pubblica del Vetus Ordo era vietata quasi ovunque, salvo rare eccezioni per preti anziani. Benedetto XVI, conscio del vincolo tridentino, ha evitato di dichiarare che Paolo VI abbia “abolito” il rito antico. Così facendo, cercò di sottrarre Paolo VI all’accusa di eresia materiale.

Invece di affermare che il Novus Ordo ha sostituito il rito tradizionale, lo presenta come la “forma ordinaria” di un rito romano che conserva anche una “forma straordinaria”, mai abrogata. Ma questa è una costruzione giuridico-retorica, che non regge alla luce della teologia liturgica tradizionale e della realtà dei fatti. L’idea delle due “forme” (ordinaria e straordinaria) dello stesso rito romano è una distinzione giuridica, non teologica. Le differenze tra la Messa tradizionale e quella di Paolo VI sono così profonde — nella teologia, nella struttura, nella spiritualità e nell’ espressione del sacro — che non si può seriamente parlare di “due forme dello stesso rito”.

La nuova Messa ha abbandonato elementi centrali del rito romano: unicità dell’anafora, continuità rituale, centralità sacrificale. In effetti, la nuova Messa somiglia più a un culto protestante che alla liturgia cattolica tradizionale. Affermare che si tratti di un unico rito serve solo a giustificare la coesistenza canonica delle due Messe, ma non corrisponde alla realtà liturgica o dottrinale.

Nel 2021 papa Francesco, con il Motu Proprio "Traditionis custodesha introdotto delle restrizioni sull’ uso di questo Messale. Dopo un’attenta e serena lettura del documento, desideriamo proporre alcune riflessioni di natura liturgica e teologica. Il tono del documento appare, in effetti, pervaso da una certa rigidità giuridica e da un indirizzo fortemente restrittivo. Tuttavia, ciò che si presenta come un atto di forza potrebbe essere interpretato piuttosto come un segnale di debolezza: un tentativo di affermare l’autorità attraverso la norma, in un momento di evidente difficoltà pastorale e liturgica.

Nella Lettera ai vescovi, il Pontefice manifestò preoccupazione per un uso da lui ritenuto strumentale del Missale Romanum del 1962, affermando che esso alimenterebbe un rifiuto del Concilio Vaticano II, e rivelò di aver fatto inviare nel 2020 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede un Questionario a tutti i vescovi riguardante l’applicazione delle disposizioni di papa Ratzinger e affermò che «le risposte pervenute hanno rivelato una situazione che mi addolora e mi preoccupa, confermandomi nella necessità di intervenire». 

Fino a oggi i dettagli sulla consultazione non erano mai stati rivelati. Nel libro di mons. Nicola Bux e Saverio Gaeta: "La liturgia non è uno spettacolo"  (2025), si svela finalmente la verità: i risultati erano completamente opposti a quanto affermato da Francesco.

1) Il rapporto, mai pubblicato integralmente, mostra che la maggioranza dei Vescovi si dichiarava soddisfatta della precedente normativa (Summorum Pontificum, 2007) e riteneva che eventuali restrizioni avrebbero causato più danni che benefici, come divisioni liturgiche e rischi di scisma.

2) Al contrario di quanto sostenuto da papa Francesco (che parlava di divisioni e abusi liturgici), il rapporto evidenzia che i problemi derivano più da una minoranza di Vescovi ostili o ignoranti nei confronti della Messa antica, non dai fedeli legati a essa.

3) Il documento sottolinea che dove Summorum Pontificum è stato applicato bene, con collaborazione tra clero e Vescovi, si è creata una situazione pacificata e fruttuosa.

4) Si nota una forte attrazione dei giovani per la Messa tradizionale, vissuta come esperienza autentica e sacra, spesso accompagnata da ritorni alla fede, vocazioni e rinnovamento spirituale.

5) Il rapporto raccomandava una maggiore formazione liturgica nei seminari su entrambe le forme del rito romano, e auspicava libertà di scelta per i fedeli, in linea con lo spirito di unità promosso da Benedetto XVI.

6) Alcuni Vescovi, specie in ambiti ispanofoni e italiani, tendevano a minimizzare o osteggiare la liturgia tradizionale, vedendola come un fastidio o un pericolo da contenere.

7) Il giudizio complessivo del Vaticano riconosceva che Summorum Pontificum aveva avuto un impatto positivo e non costituiva una minaccia all’unità della Chiesa.

Traditionis custodes si rivela oggi per quello che molti avevano intuito fin dall’inizio: non un documento pastorale, ma un atto ideologico, mosso da pregiudizio dottrinale e ostilità verso la Tradizione cattolica. Papa Francesco ha giustificato la soppressione della Messa di sempre come risposta a una consultazione episcopale che, come ora sappiamo, non solo non chiedeva un intervento repressivo, ma metteva in guardia contro le sue conseguenze.

Il rifiuto del Summorum Pontificum — che aveva iniziato a sanare ferite profonde nella vita della Chiesa — non è dunque frutto del discernimento, ma della volontà di cancellare tutto ciò che richiama, anche lontanamente, una fede integrale, un culto sacro, un sacerdozio gerarchico, una liturgia obbediente e orientata a Dio. In una parola: tutto ciò che la Chiesa ha sempre custodito e che oggi viene trattato come un residuo “pericoloso” da estinguere.

La linea tracciata da Traditionis custodes è chiara: si vuole marginalizzare — o eliminare — ogni espressione visibile della Tradizione viva. 

Si teme la Messa antica non perché divida, ma perché convince, attira e converte. Si combatte il Vetus Ordo non perché sia sterile, ma perché porta frutti.

È lecito osservare che la stessa sollecitudine non sia stata esercitata nei confronti delle gravi deviazioni dottrinali presenti in alcune conferenze episcopali, in particolare quella tedesca; per non parlare dei ripetuti, aberranti e quotidiani abusi liturgici nelle parrocchie di tutto il mondo! 

Il rigore riservato ai gruppi legati alla tradizione liturgica appare quindi sproporzionato e sintomatico di un giudizio ideologico, piuttosto che pastorale. Il punto nevralgico del documento, da cui discendono le disposizioni successive, è l’articolo 1, in cui si legge: «I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano». Tuttavia, sul piano del diritto, ciò si configura come un’interpretazione arbitraria. Il Summorum Pontificum aveva riconosciuto non un privilegio, bensì un diritto soggettivo, fondato sull’immutabilità giuridica della bolla Quo primum di San Pio V, come sostenuto anche dal canonista abbé Raymond Dulac e dal liturgista mons. Klaus Gamber. Lo stesso card. Joseph Ratzinger parlava esplicitamente di una “liturgia fatta a tavolino”:

«La promulgazione del divieto del Messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentari della Chiesa antica, ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano solo essere tragiche. Com’era già avvenuto molte volte in precedenza, era del tutto ragionevole e pienamente in linea con le disposizioni del Concilio che si arrivasse ad una revisione del Messale, soprattutto in considerazione dell’introduzione delle lingue nazionali. Ma in quel momento accadde qualche cosa di più: si fece a pezzi l’edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l’edificio antico e utilizzando anche i progetti precedenti. Non c’è alcun dubbio che questo nuovo Messale comportasse in molte sue parti degli autentici miglioramenti e un reale arricchimento, ma il fatto che esso sia stato presentato come un edificio nuovo, contrapposto a quello che si era formato lungo la storia, che si vietasse quest’ultimo e si facesse in qualche modo apparire la liturgia non più come un processo vitale, ma come un prodotto di erudizione specialistica e di competenza giuridica, ha comportato per noi dei danni estremamente gravi»[1].

Queste affermazioni testimoniano come il nuovo Messale non rappresenti, né nella forma né nella sostanza, una semplice evoluzione del Rito Romano, ma una trasformazione profonda, che ha rotto la continuità organica con la tradizione liturgica precedente. Una questione teologica e giuridica essenziale è la sorte giuridica del Messale di san Pio V. L’art. 1 del Motu Proprio sembra escluderne la validità come espressione della lex orandi della Chiesa latina. Tuttavia, ciò contrasta con la realtà storica e canonica. Il Messale tradizionale ha avuto vita ufficiale e ininterrotta per vari secoli, è stato venerato e usato da innumerevoli santi, ed è stato esplicitamente “bloccato” e protetto in perpetuo dalla Costituzione Apostolica Quo primum, come poc’anzi affermato. Mons. Gamber si chiede legittimamente se un Papa abbia l’autorità per abrogare un Rito ricevuto e trasmesso per secoli. La risposta, secondo lui e molti altri teologi come Cajetano e Suarez, è negativa. Il Pontefice è custode della liturgia, non suo creatore o distruttore. 

Nessun documento ecclesiale, neppure il Codice di Diritto Canonico, attribuisce al Papa il potere di abolire un Rito di Tradizione apostolica. S.E.R. mons. Athanasius Schneider, nel suo "Credo. Compendio della fede cattolica"  (2024), scrive:

III, 771. Un Papa può abrogare un rito liturgico di uso immemoriale nella Chiesa? No. Proprio come un Papa non può proibire o abrogare il Credo degli Apostoli o il Credo di Nicea-Costantinopoli o sostituirli con un’altra formula così egli non può abrogare i riti tradizionali millenari della Messa e dei sacramenti o vietarne l’uso. Questo si applica sia ai riti orientali sia a quelli occidentali.

III, 772. Il Rito romano tradizionale può mai essere legittimamente proibito per tutta la Chiesa? No. Esso Si basa su un’antica tradizione pontificale di carattere apostolico e divino e porta con sé la forza canonica della consuetudine immemoriale; non potrà mai essere abrogato né proibito».

Ne consegue, canonicamente e teologicamente, che il Rito Romano tradizionale non è stato abrogato, né può essere abrogato o proibito. Esso continua a vivere come espressione autentica della lex orandi e i sacerdoti conservano il diritto di celebrarlo, come i fedeli quello di parteciparvi.

Nella Lettera ai Vescovi, si legge che il Papa si sarebbe ispirato a san Pio V, il quale, dopo il Concilio di Trento, stabilì un unico Missale Romanum per tutta la Chiesa latina. Tuttavia, il paragone è fuorviante: san Pio V non introdusse un nuovo rito, ma restaurò il Rito Romano esistente, proteggendo riti più antichi di almeno 200 anni. Il Messale di Paolo VI, invece, rappresenta una creazione nuova e discontinua, che sotto l’autorità di san Pio V sarebbe stata scartata, non avendo la necessaria antiquitas. 

Inoltre, san Pio V, con la bolla Quo primum, garantì la possibilità di usare per sempre quel Messale, senza bisogno di alcuna autorizzazione, né da parte di vescovi né di superiori religiosi. Il Motu Proprio Traditionis Custodes, pur rivestito di un tono legislativo severo, non risolve le questioni dottrinali e liturgiche aperte dalla riforma postconciliare. Esso tenta di affermare per via normativa ciò che non si è riusciti a consolidare per via pastorale e teologica.

La legge obbliga in quanto ordinatio rationis e non semplicemente in forza dell’obbedienza ad un’autorità pur legittima. La volontà del legislatore sciolta dall’ordinamento razionale porta direttamente alla pericolosa violazione del diritto e alla negazione della realtà.

Nella sana concezione del diritto, lontana da machiavellismi, è questa razionalità a normare la norma; se la norma non ricevesse la sua misura dall’ordinatio rationis, finiremmo nel totale arbitrio dell’autorità. Cosa fece Benedetto XVI con Summorum Pontificum? Partì dalla constatazione dell’esistenza di due forme rituali nella Chiesa latina (da cui l’affermazione della non abrogazione dei libri liturgici antichi), di cui una plurisecolare, e cercò di inquadrarle giuridicamente, in modo da perseguire il bene comune. Si potrà discutere se ciò sia stato fatto nel modo migliore (di certo, l’espressione “due forme dello stesso rito” è, in sé, erronea: come si può pensare, per fare solo un esempio elementare, che un rito in cui il sacerdote non disgiunge pollice e indice per non perdere alcun frammento dell’ostia consacrata abbia lo stesso significato di un rito che prevede la comunione in mano e i ministri straordinari?). 

Cosa ha fatto papa Francesco? Ha deciso di usare il diritto contro la realtà, inventando che l’unica forma del Rito romano sarebbe quella uscita dalla riforma voluta da Paolo VI, relegando così il plurisecolare Rito romano nel mondo dei sogni. 

Padre Rivoire mostra con concisione che il rito uscito dalla riforma non è il Rito romano. Sebbene contenga elementi di esso, è stato così profondamente mutato da non poter rivendicare una continuità di forma. La riforma, in questo caso, non è stata un recupero della forma, ma il conferimento di una nuova forma. Questa nuova forma indica appunto qualcosa di nuovo. L’autore cita i fautori stessi della riforma liturgica, come padre Joseph Gélinau e mons. Annibale Bugnini, che parlavano del rito romano «distrutto», di un vero e proprio «rifacimento», non di uno sviluppo. Nel Consilium erano presenti sei teologi protestanti come consulenti. Ciò è rilevante dal momento che su L’Osservatore Romano del 19 marzo 1965, Bugnini proferì un’affermazione scandalosa:

«Dobbiamo togliere dalle nostre preghiere cattoliche e dalla liturgia cattolica ogni cosa che possa essere l’ombra di una pietra d’inciampo per i nostri fratelli separati, ossia i protestanti”; la riforma doveva farsi affinché “la preghiera della Chiesa non fosse motivo di malessere spirituale per nessuno”». 

E Jean Guitton, che certo non era un “tradizionalista”, amico fidato di Paolo VI, affermò:

«In altre parole, c’è in Paolo VI l’intenzione ecumenica di cancellare – o almeno di correggere, di attenuare – ciò che c’è di troppo “cattolico”, in senso tradizionale, nella Messa, e di avvicinare la Messa cattolica – lo ripeto – alla messa calvinista»[2].

Ecco perché Klaus Gamber affermò: 

«Una cosa è certa, che il nuovo Ordo Missae che ora viene presentato non è stato approvato dalla maggioranza dei Padri conciliari»[3]. 

Guardando alla realtà, infatti, non possiamo che affermare che il Messale promulgato da Paolo VI non sia conforme alle richieste che emergono da Sacrosanctum Concilium. 

In nessun punto la costituzione liturgica del Vaticano II contempla «la soppressione dell’offertorio tradizionale, né che siano composte nuove preghiere eucaristiche, né che siano soppresse o modificate quasi tutte le orazioni, né che la celebrazione si tenga rivolti al popolo, né che il canone sia recitato ad alta voce, né ancor meno che la Comunione possa esser data in mano»[4]. 

Non sono neppure state rispettate le indicazioni positive sul mantenimento della lingua latina e del canto gregoriano. Infine, il volontarismo giuridico che anima Traditionis Custodes ha portato in più punti a calpestare il diritto canonico e a commettere errori giuridici, come padre Rivoire dimostra ampiamente. La questione liturgica, infatti, non è solo una questione rituale, ma anche un tema fondamentale che tocca il rapporto tra il Papa e la Rivelazione di Dio, espressa nelle Scritture e nella Tradizione.

«A essere sconcertante non è tanto che Francesco contraddica il suo predecessore, ma che egli gestisca un rito liturgico multisecolare come se si trattasse di una materia puramente disciplinare»[5].

La liturgia tradizionale è oggi viva non per nostalgia, ma perché esprime in modo sublime il senso del Sacrificio, la centralità del culto divino, il silenzio adorante, e l’intima unione tra fede e rito. Il suo rigetto, al contrario, appare come una scelta ideologica, più che pastorale, e rischia di alimentare divisioni piuttosto che sanarle. 

La carità e la verità obbligano ad affermare che il Rito Romano Tradizionale – definito dal card. Schuster come “la cosa più bella di questa terra” – continua a essere un tesoro della Chiesa, da custodire, celebrare e trasmettere, anche a costo di sacrifici. 

 Il card. Darìo Castrillòn Hoyos affermò:

"Non può essere proibita e giudicata dannosa una Messa che ha nutrito per secoli il popolo cristiano e la sensibilità di molti santi, come san Filippo Neri, san Giovanni Bosco, santa Teresa di Lisieux, […] e padre Pio da Pietrelcina; è possibile ritenere che il rito antico esprimesse meglio il senso del sacrificio di Cristo, che è rappresentato in ogni Santa Messa»[6].

La Tradizione non si abolisce con un Motu Proprio. E non saranno le minacce, le soppressioni o i rescritti a estirpare la sete di sacro, di verità e di continuità che Dio stesso ha iscritto nei cuori di tanti fedeli, giovani e meno giovani. Se la gerarchia rinnega le sue radici, allora il dovere dei cattolici è rimanere fedeli a ciò che la Chiesa ha sempre creduto, sempre celebrato e sempre insegnato.

FONTE   (qui)

Note:

[1] La mia vita, San Paolo 1997, pp. 113-115.

[2] Lumiere 101, Radio domenicale di Radio-Courtois, 19 dicembre 1993.

[3] The Reform of the Roman Liturgy, Harrison, New York 1993, p. 61.

[4] Il motu proprio Traditionis Custodes alla prova della razionalità giuridica, Amicizia Liturgica, p. 21.

[5] Il motu proprio Traditionis Custodes alla prova della razionalità giuridica, Amicizia Liturgica, p. 20.

[6] E. Cuneo – D. Di Sorco – R. Mameli, Introibo ad altare Dei, p. 7.

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