a cura di Veronica Cireneo
Siamo stati bombardati in questi giorni da tutta una seria di contributi di amici che ci condividevano documenti storici, affermazioni di santi e di Papi a favore del ruolo di Maria Santissima come Corredentrice del genere umano. Li ringraziamo di cuore. Quasi una levata di scudi suscitata dalle ultime banali ed inesatte affermazioni che vorrebbero ridurre il Suo ruolo, retaggio di bergogliana memoria che impunemente ardi' etichettarla come: "postina, meticcia, donna della porta accanto...ecc"
Anche a rischio di diventare antipatici - cose che capitano- non per essere polemici, ma proprio per condannare queste insensate e immotivate ingerenze comminate all'interno del cuore della dottrina non possiamo non notare che i nemici della Chiesa, fatti da lupi travestiti da agnelli, ma anche da gatti travestiti da leoni, nel bel mezzo della battaglia tra la Donna Vestita di Sole e il Dragone infernale , così ben spiegata da don Federico Bortoli , già anni ed anni fa, quando si tratta di offendere Gesù Cristo non badano a spese, ma se si tratta di diminuire la Madonna sono disposti pure a spezzare una lancia in favore del Redentore. Ipocriti!
Tra tutti i contributi ricevuti volentieri pubblichiamo l'analisi n.352 di Investigatore Biblico dove si può vedere chiaramente come la Madonna è e resta Corredentrice indipendentemente dai revisori di turno. Sarà il quinto dogma. Prima o poi se ne dovranno pur fare una ragione! Viva Maria: Mediatrice di tutte le Grazie e Creatura più amata e più amante della Santissima Trinità, tenga protetti i suoi figli sotto il Suo Manto Santo. Così sia. Buona lettura e meditazione.
Di Investigatore Biblico il 05/11/2025 |
È curioso come, in un documento tanto denso e meditato, che vuole toccare con delicatezza e rigore il cuore della devozione mariana, si scorgano ancora quelle piccole incrinature testuali che tradiscono un certo disordine redazionale. Un caso simile lo avevo già trattato sulla Dichiarazione “Dignitas Infinita” qui (Indizio n. 223 : “GRANDE SCOOP: Un errore di citazione biblica nella Dichiarazione ‘Dignitas Infinita’. E nessuno se n’è mai accorto. Mi candido come correttore di bozze (sulla parte biblica) presso la Congregazione per la Dottrina della Fede” di INVESTIGATORE BIBLICO – Investigatore Biblico). Non si tratta, certo, di un dettaglio capitale, ma le piccole cose — come spesso ricordava il Cardinal Carlo Maria Martini — sono lo specchio della cura spirituale con cui si affronta anche l’opera teologica. E qui, in Mater Populi fidelis (nuova nota dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede su alcuni titoli mariani Mater Populi fidelis - Nota dottrinale su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza (4 novembre 2025)) la cura sembra in qualche passaggio distratta. Colpisce, ad esempio, che al numero 32 del testo sopra citato venga menzionato Luca 1,38 in una forma che non corrisponde né alla versione CEI del 1974 né a quella del 2008. Così infatti il documento lo riporta: «Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola». La CEI 2008, versione ufficiale della Chiesa italiana, riporta invece «avvenga per me secondo la tua parola», mentre la 1974 diceva: «avvenga di me quello che hai detto». Ci troviamo dunque di fronte a un curioso ibrido, un “mix” testuale che non appartiene a nessuna delle due edizioni. Ora, qualcuno potrà dire che la sostanza non cambia: l’“avvenga di me” e l’“avvenga per me” non mutano il senso profondo del sì di Maria. Eppure, per chi ha a cuore la precisione della Parola — e Martini ne sarebbe stato sensibile testimone —, la parola giusta è un piccolo sacramento: non la si piega, la si ascolta, la si serve. È singolare che un documento così ponderoso, approvato ai massimi livelli, non specifichi quale testo biblico adotta come riferimento normativo. Non parliamo di una citazione isolata, ma di un criterio che dovrebbe garantire coerenza e affidabilità all’intero documento. C’è, in queste piccole disattenzioni, il segno di una certa fretta redazionale, o forse della dispersione che nasce quando un testo passa per molte mani, teologi, revisori, traduttori, correttori di bozze, ciascuno con la sua sensibilità e la sua Bibbia aperta sul tavolo. E viene da chiedersi se, nel lavoro finale, qualcuno abbia davvero ricontrollato le citazioni con quella pazienza filologica che un documento dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede dovrebbe pretendere da sé stesso. Martini, da biblista, avrebbe sorriso. Avrebbe forse detto che la Scrittura, prima ancora di essere citata, va ascoltata, e che le sue parole non sono decorazioni ma fondamento. È curioso — e un po’ ironico — che proprio un testo destinato a chiarire con precisione il linguaggio teologico sui titoli di Maria inciampi su una questione di linguaggio scritturistico. Forse anche questo è un segno: che la teologia, per essere veramente fedele, non può mai dimenticare l’umiltà del verbo, la fragilità del testo, la necessità di una continua vigilanza sulle parole. Alla fine, verrebbe da dire che i correttori di bozze del Vaticano, tra un Corredentrice e un Mediatrice, hanno forse lasciato scivolare via il dettaglio di un “di me” e di un “per me” — magari distratti da un’Ave Maria a metà. Ma, in fondo, anche questi piccoli scivoloni ricordano che la Parola di Dio non si lascia addomesticare del tutto: chiede orecchie attente, mani pazienti e, sì, pure un po’ di quell’amore artigianale che non si trova più nei manuali di teologia… ma forse in qualche vecchia penna rossa dimenticata sul tavolo del revisore. |
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