martedì, novembre 25, 2025

Commemorazione di Plinio Correa de Oliveira. Invito alla conferenza.

 


a cura di Veronica Cireneo 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo invito a partecipare alla conferenza su Plinio Corrêa de Oliveira, considerato uno dei più grandi maestri del pensiero cattolico controrivoluzionario del secolo scorso. Roma 11 dicembre.

§§§

Gentile Veronica Cireneo ,        

a 30 anni dalla scomparsa del grande pensatore e uomo di azione cattolico, siamo lieti di invitare la S.V. alla commemorazione in onore di Plinio Corrêa de Oliveira, che si terrà nella propria sede in via Savoia, n. 80 – Roma (citofono: Luci sull’Est).

L'incontro si terrà giovedì 11 dicembre p.v. alle ore 18,00.

Interverranno: 

Roberto de Mattei, storico e Presidente della Fondazione Lepanto.

Julio Loredo, Presidente della TFP in Italia. 

Moderatore: Federico Catani.

Al termine dell’incontro seguirà un momento conviviale, durante il quale ci scambieremo gli auguri di fine anno. 

La prego di confermare la Sua presenza e di diffondere questo invito fra i suoi amici. Grazie di cuore.

© Associazione Tradizione Famiglia Proprietà, Via Nizza 110, 00198 Roma.

 Per qualsiasi informazione inviate una mail a info@atfp.it

25 novembre 2025

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venerdì, novembre 21, 2025

Messa e Fede Tradizionale. Appello a sacerdoti e fedeli. Padre J.Heimerl


P. Joachim Heimerl, di Heimthal

Veronica Cireneo. Carissimi,  offriamo alla vostra attenzione le considerazioni  sulla Fede e sulla Messa Tradizionale di padre Joachim Heimerl - accompagnate da un invito rivolto sia ai sacerdoti che ai fedeli - ed esposte in un articolo precedentemente apparso su Stìlum Curiae. Buona lettura

§§§

Ci sono solo poche cose per cui vale la pena lottare.

Se certi sistemi statali o ideologie moderne appartengano a queste cose è discutibile, anche se la maggior parte dei vescovi e il Papa lo sostengono.

Tuttavia, tra le cose per cui vale la pena lottare ci sono la fede cattolica e la sua autentica espressione nella Santa Messa. Ed è chiaro che questa non può che essere la Messa che la Chiesa celebra fin dai tempi antichi.

Tuttavia, è anche chiaro che con la cosiddetta “nuova Messa” di Paolo VI è giunta una nuova fede, ed è proprio qui che risiede il problema: in definitiva, la Chiesa si è divisa sulla “nuova Messa” e sulla nuova fede, e lo testimonia l’aspra lotta condotta contro la Messa tradizionale.

Nessuno può essere cattolico se non è d’accordo con la fede tradizionale e la Messa tradizionale, se le rifiuta o, come Papa Francesco, se addirittura si oppone ad esse, ed è questa contraddizione in se stessa che sta lentamente distruggendo la “nuova Chiesa”.

Ma che dire di coloro che sono rimasti fedeli alla fede cattolica e quindi alla Messa tradizionale?

Esiste davvero una lotta unita per la causa cattolica?

Vorrei che fosse così, ma le contraddizioni all’interno della Chiesa hanno da tempo influenzato i vari gruppi all’interno della tradizione.

Le confraternite di San Pio e di San Pietro ne sono un simbolo: una segue la retta via cattolica, l’altra ritiene che sia imperativo sottomettersi al Papa a tutti i costi, perché il Papa è, dopotutto, il Papa, e perché non si può essere “cattolici” senza il Papa, una sorta di “deus in terris”. Un tempo era così; questo è vero, ma quei tempi sono finiti almeno dopo lo sfortunato pontificato di Francesco.

Da allora, l’eresia, l’apostasia e l’idolatria hanno conquistato la Chiesa e, invece di lottare per la fede tradizionale e la Messa tradizionale, coloro che sono ancora veramente cattolici si rivolgono costantemente a Roma per chiedere il permesso per ciò che è sempre stato permesso e non può mai essere proibito, ovvero la Messa tradizionale.

Papa Pio V le concesse validità “eterna”, le diede un carattere quasi dogmatico e vincolò i sacerdoti a questa forma del Rito Romano una volta per tutte.

Ma chi avrebbe mai pensato che nella Chiesa cattolica “eterno” non significasse “per sempre”?

E chi avrebbe mai pensato che non ci fosse praticamente nessuno che osasse sfidare un papa che pensa di poter disporre della Santa Messa, imporle divieti e creare eccezioni, come se fosse lui l’unico signore del culto divino?

La cosa più sacra può davvero risiedere nella discrezione di una persona e della sua alta carica? Difficilmente!; E se così fosse: che valore avrebbe allora il sacro?

Devo confessare: ho un debole segreto per Martin Lutero, ma non avrei mai pensato di rivelarlo in relazione alla Messa tradizionale.

La mia debolezza, tuttavia, riguarda solo la frase più famosa di Lutero, quella che pronunciò davanti all’imperatore alla Dieta di Worms: “Eccomi qui, non posso fare altro. Che Dio mi aiuti”.

Cari amici della Santa Messa tradizionale, cari cattolici nel vero senso della parola! Quando e dove pronunci questa o una frase simile e in tal modo difendi con decisione la vera fede cattolica?

Non basta semplicemente sopportare l’odio romano per la “vecchia” Messa o spiritualizzarla come un “male necessario” per semplicità, perché tutto questo non viene da Dio, ma al massimo dal diavolo, ed è proprio a questo che dobbiamo resistere a tutti i costi.

Cari fratelli, celebrate la Messa latina tradizionale! Non avete bisogno di alcun permesso per farlo, perché questo permesso vi è stato concesso attraverso l’ordinazione. Pio V lo ha confermato e la storia della Chiesa lo testimonia! Se questo non vi basta, allora niente è abbastanza (...).

Probabilmente lo sentiamo tutti: all’interno della Chiesa, siamo impegnati in una battaglia finale per le verità della fede cattolica.

Che questa sia una battaglia per la Messa tradizionale è ovvio, e qui spetta a ciascuno di noi difendere la propria posizione, anche se ciò significa farsi valere come Lutero alla Dieta di Worms!

P. Joachim Heimerl

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giovedì, novembre 20, 2025

LA COMUNIONE È IL PUNTO IN CUI IL CIELO SI PIEGA SULLA TERRA.



a cura di Veronica Cireneo 

Carissimi,  dedichiamo alla nostra formazione  morale e spirituale l'attimo di attenzione che merita questa serie di rivelazioni e detti di mistici, che esprimono con efficacia l'essenza stessa  dell'Eucarestia. Brano di cui se ne suggerisce la stampa e lo studio. Buona lettura.

§§§

La Comunione è il punto in cui il Cielo si piega sulla terra

È l’ora dell’incontro, quando l’Eterno, velato nell’umiltà del Pane, entra nell’anima e vi prende dimora. 

Non è un simbolo, ma la realtà viva del Dio fatto uomo, che si dona intero, Corpo, Sangue, Anima e Divinità.

Ogni Ostia è un incendio d’amore che attende solo di bruciare nel cuore di chi lo riceve.

Il Signore stesso ha voluto gridarlo attraverso i mistici, perché noi non restassimo sordi al suo amore.

A Santa Faustina Kowalska

«Sappi, figlia Mia, che quando nella santa Comunione vengo in un cuore umano, ho le mani colme di ogni grazia e desidero donarla alle anime. Ma non Mi accolgono e Mi lasciano solo. Si occupano di qualcos’altro. […] Oh, quanto è triste per Me che le anime non conoscano l’Amore!» (Diario, 1385).

E ancora: «Oh, quanto mi addolora che le anime si uniscano così poco a Me nella santa Comunione! Attendo le anime e loro sono indifferenti verso di Me. Le amo con tanta tenerezza e sincerità, ed esse non Mi credono. Voglio colmarle di grazie, ed esse non vogliono accettarle. Mi trattano come una cosa inanimata» (Diario, 1447).

A Maria Valtorta

«L’Eucaristia è il miracolo dei miracoli. È il dono dei doni. Io non potevo fare di più per voi. Ho dato Me stesso, il Dio vostro, perché diventaste dèi per la mia Divinità che vi assimila a Me» (Quaderno del 1944).

E ancora: «Quando ricevete l’Eucaristia, Io vi do Me stesso intero: Corpo, Sangue, Anima, Divinità. Non un po’ di Me, ma tutto Me. È come se versassi in voi il sangue del vostro stesso cuore, la luce della vostra stessa pupilla, la vita vostra stessa, ma divinizzata» (Quaderni del 1943, 20 aprile).

• A suor Josefa Menéndez

«Quando ricevi la Comunione, Io entro nell’anima tua come Re nel suo palazzo. Tutto diventa mio: pensieri, desideri, facoltà, cuore. E se tu Me lo permetti, regno e vivo in te come in cielo» (Un appello all’amore, 2 dicembre 1922).

• A Santa Geltrude la Grande

Gesù disse: «Quando ricevi il mio Corpo, sappi che Io vengo a te con la stessa gioia con cui uno sposo corre incontro alla sua sposa» (Legatus divinae pietatis, libro IV, cap. 25).

• Alla Beata Alexandrina da Costa

«Ogni Comunione ricevuta con amore è una scintilla che accende il fuoco del mondo e lo trasforma. Con l’Eucaristia Io rinnovo la faccia della terra» (Diario spirituale, 20 febbraio 1941).

Queste parole non sono semplici ammonimenti, ma confessioni ardenti del Cuore di Cristo. Egli, Re dei re, si abbassa ogni giorno fino a farsi nutrimento dell’anima. Eppure troppe anime lo ricevono senza amore, senza attenzione, senza tremore.

La Comunione è la terapia dell’anima malata, è il fuoco che scioglie il ghiaccio dei cuori, è la luce che rischiara le coscienze. Ricevere l’Eucaristia significa permettere a Dio di prendere possesso della nostra miseria e trasfigurarla.

Per questo i santi non finivano di stupirsi. Santa Caterina da Siena affermava: «Se gli uomini conoscessero quanto Dio è presente nell’Eucaristia, le chiese non basterebbero più a contenere la folla dei fedeli» (Lettere, n. 368). Senza l’Eucaristia l’anima langue, con Essa fiorisce. Senza l’Eucaristia il cuore si indurisce, con Essa palpita della stessa vita di Cristo. Ogni Comunione è un Consummatum est rinnovato: tu in Lui, Lui in te.

La riverenza dovuta al Re

Ricevere l’Eucaristia non è un gesto qualunque: è accogliere il Dio vivo. Nulla al mondo richiede più rispetto, più umiltà, più amore. Eppure, quanti oggi si accostano come se fosse pane comune, senza genuflessione, senza silenzio, senza cuore. È un oltraggio alla Presenza reale, un segno di sciatteria che ferisce Cristo.

Gesù stesso lo rivelò a Santa Faustina:

«Il più grande dolore per Me è che le anime ricevano la santa Comunione con abitudine, come se non vi fossi presente. Non Mi preparano il cuore con la fede, l’amore, il desiderio. Vengo a loro e trovo un cuore freddo, indifferente» (Diario, 1288).

Questa è la radice: come riceviamo il Re dei re? Con ginocchia piegate, cuore contrito, sguardo abbassato? O con la leggerezza di chi non sa più distinguere tra sacro e profano?

La custodia della Tradizione

Il Rito Romano Antico, nella sua sobrietà e maestà, educa lo sguardo e il cuore. Ogni gesto, ogni silenzio, ogni inchino grida a chi partecipa: Qui c’è Dio.

– La Comunione si riceve in ginocchio e sulla lingua: perché le mani non sono degne di toccare l’Altissimo, e le ginocchia devono piegarsi davanti al Re.

– Il sacerdote pronuncia le parole sante da solo: Corpus Domini nostri Iesu Christi custodiat animam tuam in vitam aeternam. È un atto solenne, personale, un abbraccio di Cristo all’anima.

– Il silenzio profondo avvolge tutto: perché davanti al Mistero non servono parole, ma adorazione.Tutto questo forma e ammonisce, non solo con dottrina, ma con evidenza visibile: Dio è qui, Dio è vivo, Dio è santo.

Amore o sciatteria

Il modo in cui ci si comporta davanti all’Eucaristia rivela la fede o la sua assenza. Chi crede, si inginocchia. Chi ama, tace e adora. Chi non crede, tratta tutto con superficialità.

Santa Teresa d’Avila ammoniva le sue figlie: «Quando ricevete il Signore, fate che tutto in voi proclami rispetto e amore. Nulla vi sembri sufficiente ad onorarlo» (Cammino di perfezione, cap. 34).

Il fedele che frequenta il Rito Romano Antico percepisce questo immediatamente: non c’è spazio per distrazione o sciatteria. Ogni gesto richiama alla Presenza divina e al mistero. È un catechismo silenzioso, scolpito nei corpi e negli animi.

Ricevere Gesù in Comunione senza riverenza è un sacrilegio nascosto; riceverlo con rispetto e amore è il più grande atto di fede. Il Rito Romano Antico non è nostalgia, ma custodia: custodisce Dio dall’indifferenza degli uomini e custodisce l’uomo dalla propria superficialità.

Davanti all’Eucaristia, o si cade in ginocchio con amore, o si cade nella colpa con leggerezza.

20 novembre 2025

Fonte: La bellezza del rito romano antico.

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mercoledì, novembre 19, 2025

Regno Unito: cadono le restrizioni contro la Messa Tridentina.



Veronica Cireneo. Nell'attesa di ulteriori conferme e dell'eventuale estensione del provvedimento al mondo intero, giunge più che mai gradita (ne avevamo ufficialmente espresso richiesta qui) , dal Regno Unito, la notizia della liberalizzazione della Messa Antica in tutte le Diocesi, che ne facciano richiesta. Sembrerebbe che Papa Leone XIV adottando la linea morbida dell'80enne Cardinal V. Nichols, contro quella del cardinale A. Roche, attuale titolare del dicastero e paladino del discusso provvedimento bergogliano ”Traditionis Custodes", abbia abbandonato il pugno duro contro la Tradizione.

Quali testimoni involontari delle molteplici, quanto impensabili, lotte intestine che pullulano  nel grembo della Santa Madre Chiesa intorno alla Messa, Suo Patrimonio più eccellente, i discepoli di Gesù Cristo e di Maria Santissima  si terranno saldamente ancorati alle Colonne intramontabili della nostra Fede: L'Eucarestia e l'Immacolata col Suo Rosario. Preghiamo.

§§§

Il provvedimento Traditionis custodes verrà ricordato come uno dei più discussi del pontificato di Francesco. Il motu proprio del luglio 2021 con cui Bergoglio ha abrogato la liberalizzazione della cosiddetta Messa in latino concessa nel 2007 da Benedetto XVI ha provocato polemiche e divisioni all’interno della Chiesa, finendo per essere contestato non solo dai cattolici tradizionali, ma anche da una maggioranza, convinta che quelle restrizioni fossero inutili. 

C’era molta attesa su ciò che avrebbe fatto Leone XIV su questa materia così delicata. Sei mesi dopo l’elezione di Prevost, del Papa che si è presentato ai fedeli per unire la Chiesa, si comincia a comprendere quale sarà il suo approccio.

La rivelazione

Il futuro della Messa Tridentina, ancora una volta, passa dal Regno Unito. 

Giovedì scorso Damian Thompson, editorialista del The Spectator e autore del podcast Holy Smoke, ha reso pubblica la voce secondo cui: “Leone concederà una proroga della messa in latino a qualsiasi vescovo d’Inghilterra e Galles che ne faccia richiesta”, chiarendo che il “Nunzio ha informato i vescovi, molti dei quali hanno già ottenuto l’autorizzazione per le messe tridentine nelle loro diocesi”. 

Una fonte britannica ha confermato che il nunzio apostolico monsignor Miguel Maury Buendía ha dato notizia dell’allentamento sostanziale delle restrizioni nel corso della riunione plenaria autunnale della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. 

A Hinsley Hall il rappresentante della Santa Sede ha confidato ai vescovi locali che il Papa, pur non abrogando per il momento Traditionis custodes, ha intenzione di concedere ampie esenzioni dalle restrizioni a chi ne farà richiesta. 

Nella pratica il contenuto del motu proprio, che era stato ulteriormente aggravato da documenti successivi del dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, verrà dunque depotenziato.

Vincitori e vinti

Si tratta di una sconfitta per la linea del titolare di questo dicastero, il cardinale Arthur Roche, che è anche britannico. 

Prevale invece la linea del buon senso adottata sin dal luglio 2021 dal suo eterno “rivale”, il cardinale Vincent Nichols, ancora arcivescovo di Westminster nonostante abbia da poco compiuto 80 anni. 

La permanenza di questo prelato in una sede così prestigiosa, specialmente in una fase di frizioni all’interno di una Chiesa in cui l’attaccamento alla liturgia antica è molto diffuso, ha rappresentato una garanzia di un certo equilibrio che altrove non c’è stato. 

Ora Nichols, che ha superato da tempo i 75 anni canonici per il ritiro di un vescovo diocesano, potrebbe lasciare senza problemi Westminster. Fonti britanniche riferiscono che nella terna della successione potrebbero esserci già i nomi di Richard Moth, Bernard Longley e John Wilson.

L'abbandono del pugno duro da parte di Leone XIV contro le comunità tradizionali dà sollievo a una parte dell’opinione pubblica britannica che due anni fa si era apertamente schierata, con una lettera pubblicata sul Times, per chiedere a Francesco di fermare eventuali nuove restrizioni alle celebrazioni in Vetus Ordo. Un’iniziativa che ricalcava quella del 1971, sempre sul Times, firmata da una serie di scrittori famosi tra i quali spiccava il nome di Agatha Christie. 

La decisione di Leone, fatta filtrare dal nunzio nel Regno Unito, con ogni probabilità non si limiterà alle diocesi britanniche, ma diventerà la norma anche nel resto del mondo. Possono tirare un sospiro di sollievo i fedeli di orientamento tradizionale, anche se non mancherà qualche deluso per la mancata abrogazione di Traditionis custodes (...)

Fonte (  qui )

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mercoledì 19 novembre 2025

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martedì, novembre 18, 2025

LA CORREDENZIONE DI MARIA: excursus dottrinale spiegato da Gaetano Masciullo.


Veronica Cireneo. Carissimi, in seno alla levata di scudi in difesa di Maria Corredentrice, offriamo alla vostra attenzione questo interessante contributo ricevuto da Gaetano Masciullo, che ringraziamo di cuore, attraverso il quale si evince che la vera ragione che ha spinto i teologi, neo-modernisti di palazzo, a pubblicare la Nota dottrinale sull'inopportunità del titolo di Corredentrice per Maria Santissima è di natura ecumenica. Solo un modo - questo sì certamente inopportuno - di favorire protestanti e musulmani. Il che è tutto dire... Buona lettura. 

§§§


Maria è Corredentrice? Tutta la Dottrina spiegata. 

Il 4 novembre 2025 il Dicastero per la Dottrina della Fede ha pubblicato una Nota dottrinale nella quale si afferma che l’uso del titolo mariano tradizionale di Corredentrice sarebbe non solo inutile, ma persino dannoso. Nello stesso documento, tuttavia, viene al tempo stesso ribadita — seppur in modo non sempre preciso — la dottrina racchiusa in quel titolo. Il presente articolo intende fare chiarezza sul significato tradizionale di questa verità di fede, che da secoli accompagna il popolo cristiano nel suo sensus fidei.

I dogmi mariani

Per comprendere chi è Maria Santissima, bisogna considerare le sei verità di fede che ci parlano della sua figura, del suo ruolo e delle sue operazioni. Di queste sei verità di fede, solo quattro sono state solennemente definite dai Papi come dogmi. Riprendiamole rapidamente.

  1. Il dogma di Maria Madre di Dio (Theotokos), definito dal Concilio di Efeso nel 431, afferma che Maria è veramente Madre di Dio, perché ha generato secondo la carne Gesù Cristo, la cui natura di vero uomo è unita, pur restando distinta, alla natura di vero Dio;

  2. Il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, definito da Pio IX con la bolla Ineffabilis Deus nel 1854, afferma che Maria, fin dal primo istante del suo concepimento, fu preservata per grazia singolare immune dal peccato originale, in vista dei meriti di Cristo;

  3. Il dogma della Perpetua Verginità di Maria (Aeiparthenos), definito dal Secondo Concilio di Costantinopoli nel 553, afferma che Maria, in virtù della sua esenzione dal peccato originale, rimase vergine sia a livello spirituale sia a livello fisico prima, durante e dopo il parto.

  4. Il dogma dell’Assunzione di Maria al Cielo, definito da Pio XII con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus nel 1950, afferma che Maria, terminato il corso della sua vita terrena, fu assunta nella gloria del Paradiso in anima e corpo.

Oltre a questi dogmi, restano due verità di fede che restano tali in quanto non solo sono state credute sempreovunque da tutti (per inciso: queste sono le tre condizioni affinché una verità sia ritenuta di fede), ma anche perché seguono logicamente dai dogmi finora esposti, benché contrastate da teologi ed eretici di varie fazioni, e benché non siano mai state ad oggi definite in maniera dogmatica da Papi e Concili. Queste due verità di fede sono:

  1. La Corredenzione di Maria afferma che la Santa Vergine è stata associata in maniera singolare e privilegiata all’azione redentiva di Cristo, cioé alla sua Passione e alla sua Morte, per divenire a pieno titolo Madre della Chiesa.

  2. La Regalità di Maria, secondo quanto insegnato anche da Pio XII nell’Enciclica Ad Caeli Reginam del 1954, afferma che Maria è Regina del Cielo e della Terra non solo perché è Madre di Dio, ma anche perché, quale nuova Eva, è stata associata al nuovo Adamo sulla Croce.

Maria è lo strumento necessario, non l’agente della Redenzione

Tutti i dogmi e le verità di fede mariane orbitano - come pianeti intorno alla propria stella - intorno al primo dogma, ovvero quello della Maternità Divina, perché da esso scaturiscono e ad esso sono ordinati. Per capire bene il posto che la Corredenzione di Maria occupa in questo schema, bisogna recuperare alcune delle fondamentali e cristalline nozioni logiche della filosofia aristotelico-tomistica.

Tutte le cose che esistono possiedono quattro tipologie di causa: agente, fine, materia e forma. Per comprendere perché Maria sia propriamente parlando Corredentrice, è sufficiente chiedersi quali siano le quattro cause della Redenzione. Il fine della Redenzione è il recupero della vita soprannaturale perduta a causa del peccato originale; la sua forma, cioè la definizione stessa dell’opera redentrice, consiste in un sacrificio di espiazione offerto per ogni tipo di peccato.

Ora, la Redenzione presuppone l’Incarnazione. L’Incarnazione, da parte sua, presuppone necessariamente una figura che è terza sia rispetto a Cristo Dio (agente della Redenzione) sia rispetto alla specie umana (causa materiale soggetto della Redenzione, che è anche la materia del sacrificio: Cristo Uomo). Questo soggetto terzo è la Madre, senza la quale non c’è Incarnazione e quindi Redenzione. Il rapporto causale, dunque, tra la Madre e la Redenzione è di tipo agente ma strumentale, o detto altrimenti: Maria è il mezzo della Redenzione. Questo però non è sufficiente.

Lo strumento necessario della Redenzione è una persona, quindi Maria è Corredentrice

Il martello e la sega sono strumenti necessari per il falegname, ma questi strumenti non sono persone, cioé non sono enti dotati di intelletto e volontà proprie, quindi il martello e la sega non sono cooperatori o collaboratori del falegname. Sono solo meri strumenti.

Quando, invece, gli strumenti necessari sono persone, cioé enti dotati di intelletto e volontà, queste persone sono chiamate con il nome di collaboratori o cooperatori, cioé persone che lavorano insieme o operano insieme all’agente primo e principale. La conclusione che segue nel nostro ragionamento è logica. Se l’agente della Redenzione è Dio, e se lo strumento necessario della Redenzione è una donna che volontariamente si offre come Madre del Redentore, e se questa donna è una persona dotata di intelletto e di volontà, allora segue che tale donna opera insieme al Redentore, ossia è Corredentrice.

Il problema di questi teologi di palazzo che negano la verità di fede della Corredenzione di Maria è linguistico e logico, ancor prima che teologico. Infatti, il prefisso co- denota proprio unione, partecipazione e simultaneità nelle azioni e nelle funzioni, senza però denotare per forza un’uguaglianza assoluta (anche se, come vedremo, in Maria c’è, in certa misura, uguaglianza con il Figlio). Ovviamente ci sono situazioni in cui il prefisso co- denota reciproca partecipazione, per esempio il padre e la madre sono l’uno cogenitore dell’altra, e viceversa.

Ci sono però numerosi casi in cui la relazione non è bidirezionale, come per esempio in copilota e cofondatore. Il pilota è colui che guida, il copilota è colui che assiste alla guida. Il fondatore di un’azienda è colui che ha l’idea, il cofondatore è colui che sostiene con il proprio contributo creativo o finanziario. In quest’ultimo senso va inteso il co- in Corredentrice: Maria è Corredentrice di Cristo, ma Cristo non è corredentore di Maria.

Questa verità di fede, che ci parla di Maria come persona necessaria attraverso cui Dio opera la Redenzione, è tradizionalmente espressa dal famoso motto latino Per Mariam ad Jesum, “attraverso Maria si giunge a Gesù”. Questo è valido non solo dal punto di vista teologico-storico, ma anche dal punto di vista mistico-spirituale, come vedremo a breve.

L’opera di Maria è necessaria alla salvezza dell’uomo: senza la sua cooperazione, Cristo non avrebbe potuto redimere la specie umana; eppure, questa verità non contraddice il fatto che non è Maria ad operare la Redenzione, proprio come, nella nostra metafora, gli strumenti del falegname o del fabbro sono necessari per la costruzione di determinati oggetti, ma nessuno direbbe che sono stati il chiodo e il martello a costruire il tavolo, bensì il falegname.

Se Maria non è Corredentrice, Dio ha solo “usato” una donna

Se si nega che Maria sia Corredentrice, si finisce per ridurre la sua missione al ruolo di una donna semplicemente “usata” da Dio. Ma la fede cattolica afferma il contrario: riconoscere Maria come Corredentrice è essenziale, perché la Redenzione passa attraverso l’Incarnazione, e l’Incarnazione richiede una madre.

Se Maria fosse stata solo funzionale alla nascita di Cristo, Dio — che è onnipotente — avrebbe potuto fare a meno di lei, scegliendo altre vie. Invece, Egli ha voluto liberamente la sua partecipazione, non per necessità ma per amore e per rispetto dell’ordine creato naturale. Gratia non tollit naturam, sed perficit. Negare questo significa svuotare la figura di Maria, riducendola a un mezzo privo di dignità e rendendo incomprensibile il culto che la Chiesa le tributa. È, in fondo, la prospettiva protestante. Non a caso san Tommaso d’Aquino ammoniva: parvus error in principio, magnus in fine — un piccolo errore all’inizio porta a grandi conseguenze alla fine.

Questo ci fa capire che la vera ragione che ha spinto i teologi neo-modernisti di palazzo a pubblicare questa Nota, che lascia trapelare una così grande preoccupazione per l’eventuale oscuramento della “unicità della mediazione salvifica di Cristo”, è di natura ecumenica. Infatti, secondo protestanti e musulmani, Maria è necessaria sì per la nascita di Gesù, ma solo in quanto strumento docile nelle mani di Dio, come un martello nelle mani del falegname, non come una persona dotata di intelletto e volontà. Un oggetto passivo, non un soggetto attivo.

Da Maria Corredentrice a Maria Madre della Chiesa e Madre della Grazia

Si è detto che tutte le verità mariane orbitano intorno al dogma principale, ossia quello della Maternità Divina di Maria. Come abbiamo visto, Maria è Corredentrice proprio perché è stato il mezzo necessario che ha consentito l’Incarnazione e la Redenzione. Senza il fiat libero di Maria non sarebbe stato possibile per il Figlio assumere la carne umana. Come si è detto, Dio avrebbe certamente potuto redimere l’umanità in altro modo, ma dal momento che ha scelto questo modo, affinché Cristo potesse essere per noi non solo vittima per i peccati, ma anche Via, cioé modello di santità, Maria diviene necessaria alla Redenzione.

La verità di fede mariana della Corredenzione è però anche il termine medio per comprendere altre due verità mariane minori (ce ne sono diverse di questo tipo), ossia quelle espresse dai titoli di Maria Madre della Chiesa e Maria Madre della Grazia.

Infatti, dal momento che Maria è Madre di Dio, e quindi Corredentrice (come abbiamo visto); e dal momento che la Chiesa, come istituzione umano-divina, è lo stesso Cristo in quanto suo corpo mistico o spirituale; ne consegue che Maria è Madre della Chiesa perché è Madre di Dio.

Papa Leone XIII insegna che “la Vergine Immacolata, prescelta ad essere Madre di Dio, e per questo motivo fatta Corredentrice del genere umano, gode presso il Figlio di una potenza e di una grazia così grande che nessuna creatura né umana né angelica ha mai potuto né potrà mai raggiungerne una maggiore”.

Infatti, a buon diritto, Maria può essere anche venerata con il titolo di Onnipotente per grazia, a sottolineare ulteriormente la stretta cooperazione con il Figlio, l’Onnipotente per natura.

Se Maria è Madre della Chiesa, allora è anche Madre della Grazia, poiché la grazia è il dono dell’amore di Cristo che ci santifica. Essendo Maria Madre di Dio, e poiché la grazia proviene da Dio, Maria è giustamente chiamata Madre della Grazia. Cristo sulla Croce pronunzia sette frasi e una di queste è rivolta a Maria e san Giovanni, il “discepolo che egli amava”, immagine di coloro che vivono in grazia di Dio custodendo la carità. “Donna, ecco tuo figlio”, dice a Maria; e a Giovanni: “Ecco tua madre”. Così facendo, Cristo dichiarava Maria la nuova Eva. Come la prima donna si chiamò Eva perché madre di tutti i viventi, così Maria sulla croce diviene la nuova Eva perché Madre dei veri viventi.

Immacolata Concezione e Corredenzione di Maria

Perché Maria è stata concepita, per singolare privilegio di Dio, esente dal peccato originale sia nella colpa sia negli effetti? Non avrebbe forse Dio potuto generare la carne immacolata di Cristo nell’utero di una donna macchiata dal peccato originale? Certamente. Infatti, la stessa Maria, pur essendo Immacolata Concezione, è stata concepita dal concorso sessuale di due persone, i santi Gioacchino ed Anna, che dal peccato originale erano certamente macchiati, come tutti i discendenti di Eva.

Perché, dunque, Dio ha voluto che la Madre di Cristo fosse, come il Figlio, immacolata? Per capirlo, dobbiamo anzitutto capire che tipo di vittima il sacrificio redentivo esigeva. Abbiamo, infatti, detto che la definizione di Redenzione è questa: sacrificio di espiazione per il peccato originale e per tutti i peccati personali dell’umanità.

Dopo il peccato originale, l’uomo aveva perso il tesoro più grande, cioé la giustizia originale e la vita di grazia: in una parola, Dio stesso. Inoltre, l’uomo aveva peccato, dunque l’uomo doveva espiare. Ma, dal momento che Dio è infinito, solo un uomo capace di merito infinito avrebbe potuto soddisfare un debito di giustizia simile come il peccato originale: dunque, dal momento che il peccato originale si trasmette da padre in figlio, nessun uomo avrebbe mai potuto, con la dignità infima che ne è conseguita, compiere un sacrificio o una penitenza efficace. Da qui, Dio che per misericordia si incarna, cioé unisce la propria natura depositaria di dignità infinita, alla natura umana per sacrificare al posto di Adamo e della sua prole.

Ora, anche la natura umana doveva essere perfetta per rendere efficace questo sacrificio. Infatti, tanto più nobile è la vittima, tanto più nobile è il sacrificio. Per questo, l’umanità di Cristo doveva essere concepita priva di peccato originale e il sacrificio doveva avvenire nel momento migliore, cioé nella piena maturità della sua vita. L’Agnello sacrificato dagli israeliti nella notte di Pasqua è immagine di Cristo: “maschio, senza difetto, nato nell’anno, immolato al tramonto”, cioé alla perfezione o compimento del giorno.

In tre luoghi dell’Antico Testamento si legge, inoltre, di “non cuocere l’agnello nel latte di sua madre”, a prefigurare il rapporto privilegiato tra la Vittima Divina e la Madre, che è un rapporto di purezza intima. Il latte è nel linguaggio biblico uno dei simboli della vita nuova. Pensate al modo con cui Dio descrive la Terra di Canan, prefigurazione del Paradiso, “terra dove scorrono latte e miele”, cioé vita e verità. Non cuocere l’agnello nel latte di sua madre significa, nel senso più profondo, non mescolare la purezza della Madre con la pena del Figlio, come compartecipe del peccato che il Figlio espia. Qui troviamo una grande prefigurazione di Maria Immacolata.

Tuttavia, proprio perché Immacolata, Maria può offrire se stessa a Dio in sacrificio. Cosa offre di se stessa? Il Figlio. Solo Maria può offrire Cristo al Padre come qualcosa di proprio, sia perché è la Madre (Gesù è stato intessuto nel suo utero con il suo materiale biologico e genetico) sia perché è la Tutta-Pura. Questa condizione di immacolatezza, infatti, permette alla Madre di partecipare alla Passione di Cristo in maniera perfetta: addirittura, potremmo dire, come co-vittima. In teologia classica, si dice anche che Cristo redime l’umanità de condigno, cioé per una dignità che le è propria, che scaturisce dalla sua doppia natura umano-divina; Maria redime l’umanità de congruo, cioé per una certa uguaglianza. Maria, infatti, in quanto donna priva di peccato originale, è uguale a Cristo secondo la natura umana, ma non secondo la natura divina.

Pio XII insegna che Maria, “immune da ogni macchia, sia personale sia ereditaria, e sempre unita con il Figlio suo, offrì questi all’eterno Padre sul Golgota”. Attenzione: non sto dicendo che Maria ha redento l’umanità, ma che Maria ha compreso, sentito e vissuto perfettamente il dolore che Cristo ha patito, non solo quando si è offerto in oblazione perfetta per noi tutti, ma sin dalla Natività, pur senza soffrire nel corpo ma solo - altrettanto intensamente - nell’anima. Per questo, si legge che Maria “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”, cioé meditava sul sacrificio estremo del Figlio, e per questa meditazione ella soffrì continuamente.

Per questo motivo, la liturgia tradizionale dei Sette Dolori di Maria (significativamente celebrata il 15 settembre, cioé il giorno dopo l’Esaltazione della Santa Croce) dice che Maria, “senza morire, ha meritato la palma del martirio sotto la Croce del Signore”.

Anche san Giovanni Paolo II, in perfetta continuità con la tradizione della Chiesa, ricordava come la partecipazione di Maria alla Passione del Figlio non fu solo affettiva, ma collaboratrice attiva all’opera della Redenzione. Nell’Udienza generale dell’8 settembre 1982 affermava infatti: “Maria, pur concepita e nata senza macchia di peccato, ha partecipato in maniera mirabile alle sofferenze del suo divin Figlio, per essere Corredentrice dell’umanità”. In queste parole del Pontefice risuona la dottrina perenne che vede nella Vergine Immacolata non una semplice spettatrice, ma una Madre associata intimamente all’opera redentrice del Figlio, “stante presso la Croce”, come insegna il Vangelo.

San Pio X, facendosi eco di questa pia tradizione, così insegna

Maria “dovette custodire, nutrire e presentare quella Vittima sull’altare [della Croce], nel giorno stabilito. Così ci fu tra Maria e Gesù una continua comunione di vita e di sofferenza, di modo che si può applicare tanto all’uno che all’altra la sentenza del profeta: La mia vita si è consumata nel dolore, i miei anni sono trascorsi nei lamenti. Quando venne per Gesù l’ultima ora, sua Madre stava presso la Croce oppressa dal tragico spettacolo e nello stesso tempo beata, perché suo Figlio si immolava per la salvezza del genere umano e, d’altronde, Ella partecipava talmente ai dolori di Cristo, che le sarebbe sembrato infinitamente preferibile prendere su di sé tutti i tormenti del Figlio, se fosse stato possibile”

E addirittura, san Pio X si spinge a dire che “[Maria] divenne legittimamente degna di riparare l’umana rovina e perciò di dispensare tutti i tesori che Gesù procurò a noi con la sua morte e il suo sangue. Certo, solo Gesù Cristo ha il diritto proprio e particolare di dispensare quei tesori che sono il frutto esclusivo della Sua morte, essendo egli per sua natura il mediatore fra Dio e gli uomini. Tuttavia, per quella comunione di dolori e di angosce, è stato concesso all’Augusta Vergine di essere presso il Suo unico Figlio la potentissima mediatrice e conciliatrice del mondo intero”.

Un termine ambiguo e sconveniente?

Secondo la Nota dottrinale, il titolo di Corredentrice sarebbe inappropriato “per definire la cooperazione di Maria” alla salvezza operata da Cristo, dal momento che “può generare confusione e squilibrio nell’armonia delle verità della fede cristiana”.

E ancora: “Quando un’espressione richiede numerose e continue spiegazioni, per evitare che si allontani dal significato corretto, non serve alla fede del Popolo di Dio e diventa sconveniente. In questo caso, non aiuta ad esaltare Maria come prima e massima collaboratrice dell’opera della Redenzione e della grazia, perché il pericolo di oscurare il ruolo esclusivo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, l’unico capace di offrire al Padre un sacrificio di infinito valore, non costituirebbe un vero onore alla Madre.”

Questa motivazione fallace dovrebbe portare a constatare, tra le altre cose, anche l’inopportunità di altri termini teologici non usati esplicitamente nella Scrittura e che, anche da un punto di vista storico, hanno causato molteplici fraintendimenti e discussioni teologiche durate secoli, come per esempio il termine Trinità riferendosi a Dio. I teologi musulmani, per esempio, ancora oggi non comprendono la differenza tra Dio trinitario e triteismo.

Se si comprende il significato autentico del termine Corredentrice, ogni difficoltà svanisce. Altro che numerose e continue spiegazioni! Nessun teologo cattolico ha mai inteso con questa parola un’uguaglianza assoluta tra Maria e Cristo nell’opera redentrice, ma certamente un’uguaglianza partecipata, in virtù del fatto che Maria e Gesù condividono la stessa natura umana incorrotta, mentre qualunque essere umano condivide sì con Gesù la stessa natura umana, ma non allo stesso livello di perfezione, perché tutti gli altri uomini  inclusi grandi santi, come san Giuseppe e san Giovanni Battista - sono stati concepiti nel peccato originale.

Questo pronunciamento - esso sì inopportuno e confusionario, oltre che errato  - rappresenta un ostacolo significativo al processo per proclamare solennemente il dogma di Maria Corredentrice, ma il neo-modernismo sarà sconfitto, come ogni eresia, proprio dalla Vergine Santissima, che è venerata anche come Regina delle Vittorie e Debellatrice delle eresie. 

Allora nella Chiesa potrà riecheggiare ancora una volta, come nei tempi antichi, il motto: de Maria numquam satis, “di Maria non si dirà mai abbastanza”. Chi onora la Madre, onora il Figlio.

Gaetano Masciullo 

Fonte ( q

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Martedì 18 novembre 2025

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sabato, novembre 15, 2025

Associazione "Iustitia in Veritate": quinto anniversario.



Veronica Cireneo. Carissimi, un breve post per informare di un evento ricevuto da  "Iustitia in Veritate", che invita tutti ad unirsi ai festeggiamenti  per il quinto anniversario di attività dell'Associazione. 

L' appuntamento è per sabato 29 novembre, a partire dalle ore 18, a Milano.  

La partecipazione è subordinata ad un'iscrizione che va fatta entro sabato 22 novembre. Per ulteriori dettagli visionare la locandina in oggetto.

Lodiamo il Signore!
 
sabato 15 novembre 2025

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