venerdì, novembre 14, 2025

Sul legame d'amore tra Cristo e la creatura. Rosa Messina



a cura di Veronica Cireneo
 
Poche parole, e sono più che sufficienti, per introdurre il brano poetico dell'amica Rosa Messina che ci offre queste gradevoli e delicatissime riflessioni sul rapporto d'amore tra il Signore Gesù Cristo e noi. Buona lettura.

§§§ 

C’è un disegno segreto che attraversa le nostre ossa e una sapienza nascosta nel corpo che abitiamo.

Non siamo solo materia plasmata. Siamo Parola fatta carne, frammento del divino che respira nel tempo.

Gesù morì a trentatré anni: trentatré come il numero delle vertebre che sorreggono la nostra colonna, asse della vita, albero interiore che ci tiene in piedi. E’ come se l’età della Sua Offerta fosse impressa nel nostro stesso sostegno: il corpo che ci regge porta in sé la memoria di Colui che ha sostenuto il mondo.

Dodici costole da un lato, dodici dall’altro: l’eco delle dodici tribù, dei dodici discepoli, delle dodici porte del Regno: Dio ha intessuto nella nostra anatomia la mappa del Cielo.

Non ha scritto la Sua Parola solo su tavole di pietra, ma nelle fibre della carne, nei ritmi del sangue, nei silenzi del cuore.

Così il nervo vago che scendendo dal cervello al cuore fino all’intestino è il filo invisibile che unisce pensiero, emozioni e viscere. La sua forma ricorda una croce: un segno tracciato nel profondo, che calma le tempeste interiori, che placa i venti e restituisce pace.

Ogni volta che il corpo guarisce, che il cuore si acquieta nella preghiera, che la serenità torna quando nulla li giustificherebbe, Quello è Lui. E’ la Sua vita che vibra nella nostra.

Gesù risorse il terzo giorno.

La scienza ci dice che, dopo tre giorni di digiuno, il corpo comincia a rigenerarsi: le cellule vecchie muoiono, le nuove prendono vita. Il corpo si rinnova, come in una piccola resurrezione quotidiana.

Non è una coincidenza, ma un’eco, un disegno. E’ teologia iscritta nella biologia.

Il cuore pulsa come una preghiera elettrica, il cervello si illumina quando l’anima si rivolge a Dio.

Le lacrime mutano la loro composizione a seconda che nascano dal dolore o dalla gioia: perfino l’acqua che esce da noi sa distinguere l’amore dalla ferita.

Il sangue parla. Le ossa ricordano.

Il corpo adora, anche quando non ne siamo consapevoli.

Siamo stati fatti in un modo meraviglioso, come canta il salmista.

Siamo profezia vivente, tabernacoli che camminano nella polvere. In noi la terra e il cielo si abbracciano, l’infinito prende respiro, l’eterno si fa carne.

Dio non si è limitato a crearci: si è scolpito dentro di noi. Ha posto la Sua impronta nei nostri nervi, nel respiro, nella luce degli occhi. Per trovarlo, non occorre guardare lontano.

Basta fermarsi, chiudere gli occhi e ascoltare il battito. Egli era nel disegno fin dall’inizio.

E continua a vibrare in ogni frammento di vita che si lasci amare.

Rosa Messina

Qui la fonte

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venerdì 14 novembre 2025

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